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giovedì, Aprile 25, 2024
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Da Giugliano a Stoccolma, la storia di Giovanna: una napoletana in Svezia con l’amore della cucina

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Giovanna classe 1976 nasce a Napoli e si trasferisce a Giugliano in Campania appena diciottenne. Dopo la maturità classica, decide di seguire le orme della nonna paterna e di continuare a lavorare nell’ambito della ristorazione. Lavora con Catering organizzando eventi e banchetti. Si specializza in “Gestione delle piccole medie imprese” e in “brand positioning”. Lottatrice di nascita, muove i primi passi da imprenditrice ma si sente schiacciata. La famiglia, i figli, la mancanza di adeguati ammortizzatori sociali per le mamme lavoratrici. Giovanna stanca e delusa un giorno compra 3 biglietti per Stoccolma, e parte senza parlare una parola di Svedese, con in tasca forse 4 parole di Inglese e senza conoscere nessuno. Unico supporto i suoi figli. Li porta via… contro il parere di amici e parenti che pensano sia diventata pazza. Ma Giovanna è sicura, il suo posto è altrove. Parte con una valigia piena di sogni e con una unica certezza, “devo riuscire”. In due settimane trova il suo primo impiego, in un mese un secondo lavoro e una piccola casetta in bosco fuori Stoccolma. Correva l’anno 2014. Da quel giorno non si è più fermata. Giovanna insegna italiano e soprattutto lavora come food guide organizzando testing e cene, cercando di dare risalto alle specialità della nostra regione. Invita gli svedesi a conversare in italiano, racconta di Napoli e della Campania, del cibo e della cultura della nostra regione. Vuole diffondere le tradizioni e abbattere quei luoghi comuni che spesso all’estero danno cattiva luce alla nostra terra. Il primo traguardo arriva dopo 5 anni e viene nominata presidente Slowfood Stockholm e così comincia la ricerca nelle tradizioni dei prodotti locali svedesi. Giovanna è felice e si promuove nella sua pagina Facebook En neapolitanska i Sverige. Una napoletana in Svezia. Qui il suo ultimo articolo contro la falsa cucina italiana diffusa all’estero.

https://www.facebook.com/En-neapolitanska-i-Sverige-115248613175671/

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Quando sei italiano e vivi all’estero, saper cucinare una “semplice pasta” ti offre innumerevoli possibilitá: conoscere nuovi amici, avere sempre un valido argomento di conversazione, sopravvivere alla lontananza dal bel paese. E tutto questo ci fa tanto onere. Ma saper cucinare una pasta, vuol dire che siamo cuochi? Se un ristorante ha nel suo menú una pasta, vuol dire che tale ristorante ha il diritto di presentarsi come un ristorante di cucina italiana? Signori cari, non scherziamo. Sono stanca di vedere nei menú di Stoccolma e dintorni cose assurde! Abbinamenti improponibili! Panna nella carbonara e ketchup sulla pasta. Pollo con pasta, pollo con riso, frutta o carne sulla pizza, passata di pomodoro con i frutti di mare o sughi di pesce ( solo pomodorino fresco!!), aglio, cipolla e Parmigiano usati in modo improprio. Queste bandiere italiane affisse ovunque.

Riconoscimenti piú o meno prestigiosi, distribuiti sul territorio a diversi ristoranti “ italiani” senza aver capito il criterio con cui questi vengono assegnati. E nonostante la presenza di diverse istituzioni ufficiali che dovrebbero battersi per la salvaguardia del Made in Italy, e del food italiano, ancora non si e´ fatta una cernita accurata dei ristoranti italiani originali e quelli che fanno solo brutte imitazioni.

A questo proposito ho il piacere di informarvi che giá il Guardian, famoso giornale inglese pensó che gli stessi inglesi dovessero essere ben informati sulle regole della cucina italiana. Quindi affidó il difficile compito ad Anna Del Conte, food writer di 90 anni, milanese di nascita ma da anni residente in Inghilterra. L’esperta ha cosí stilato una lista di punti fondamentali ai quali ci si deve attenere se si vuole cucinare italiano. Ecco qui di seguito i 10 comandamenti della cucina italiana:

● Ingredienti di qualità: il cibo italiano è relativamente semplice. Il suo successo si basa principalmente sul sapore degli ingredienti.

● La pentola giusta: una padella è meglio per il brasato, la carne o le verdure. La pasta, invece, deve essere cotta in una pentola cilindrica.

● Condire mentre si cucina: Gli stranieri, di solito, condiscono solo in tavola. Invece, ad esempio, il sale deve essere sempre aggiunto a inizio preparazione, così si scioglie durante la cottura.

● Saper dosare le spezie: il peperoncino si aggiunge con moderazione principalmente a crostacei e ad alcune salse di pomodoro.

● Un buon battuto: di solito è preparato con cipolla, carota e sedano.

● Non troppo sugo: gli italiani mangiano la pasta con la salsa e non la salsa con la pasta.

● Assaggiare mentre si cucina. Così, se serve, si possono aggiungere acqua, vino, sale, pepe, zucchero, peperoncino, limone o aceto per perfezionare il sapore.

● Non servire primi e contorno insieme. Uniche eccezioni: «la genovese napoletana, piatto di manzo brasato, servito con le penne; l’ossobuco alla milanese, l’ossobuco tradizionale senza pomodoro servito con risotto allo zafferano.

● Non troppo formaggio: sulla pasta al massimo due cucchiaini di formaggio. Il parmigiano non si aggiunge mai a pesce o risotti di mare.

• Non si può cucinare buon cibo senza amore. Le regole insomma esistono (e non perché le ho inventate io) e vanno rispettate! Uno dei miei principali obiettivi è diffondere una cultura del cibo che rispetti la tradizione. Quando infatti parliamo di cucina italiana dobbiamo sempre tener presente gli importanti aspetti che la caratterizzano. Dobbiamo dare spazio ai talentuosi uomini che scelgono il mestiere del cuoco per rivisitare le ricette non per stravolgere le tradizioni, di qualunque cultura culinaria si stia parlando.

 

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