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sabato, Maggio 4, 2024
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«Daniele ti manda un saluto», le ultime parole del killer dei Di Lauro prima di uccidere il ras di San Pietro

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Ad inchiodare Marco Di Lauro ad un nuovo ergastolo (leggi qui l’articolo) le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che hanno indicato in ‘F4’ il mandante dell’omicidio di Eugenio Nardi, uomo di punta dei Sacco-Bocchetti di San Pietro a Patierno. Grande accusatore di ‘F4’ il neo collaboratore di giustizia Massimo Molino  che ha spiegato ai magistrati che Nardi, uomo dei Sacco-Bocchetti, era sospettato di aver preso parte al tentato omicidio di Daniele Tarantino, appartenente alla cosca del Terzo Mondo. Un affronto tanto che «Marco Di Lauro non ci dormiva la notte e voleva vendicarsi». Secondo Molino quel delitto servì non soltanto come ‘punizione’ ma anche come ‘messaggio’ lanciato proprio al gruppo di San Pietro a Patierno che in quella fase si era avvicinato agli Amato-Pagano. Secondo Molino:«Marco Di Lauro per dare risposta all’agguato, ordinò la morte. L’omicidio di Gegè fu commesso da Carlo Capasso dopo che Gegè era stato bloccato da due macchine e Capasso si era seduto accanto alla vittima, entrando nella macchina, dicendogli prima di sparare ‘ti manda salutando Daniele’. Daniele Tarantino era sempre in contatto con Di Lauro e lo andava a trovare anche durante la latitanza. Daniele diceva che la forza di Di Lauro era tale che poteva mangiare pasta e dado anche per una settimana intera, vale a dire poteva affrontare ogni sacrificio».

La ‘risposta’ all’omicidio Nardi

Era il 2008. ‘Gege’ fu colpito a morte con 10 colpi in via Nuovo Tempio ‘roccaforte’ dei Sacco-Bocchetti. Un omicidio eccellente che fu poi subito vendicato con l’omicidio di Ciro Reparato, zio dello stesso Capasso e considerato una sorta di ‘ambasciatore’ dei Di Lauro. Reparato, secondo quanto raccontato dal nipote, fu attirato in trappola attraverso la convocazione di un finto summit. Con lui, a rappresentare la famiglia, c’era anche Antonio Di Lauro circostanza che non fece desistere i killer che infatti ammazzarono Reparato lasciando stare Di Lauro junior: le regole della camorra impediscono ai killer di uccidere il figlio di un boss. A sparare secondo quanto poi racconterà lo stesso Capasso furono Antonio Zaccaro e Costanzo Apice, due uomini di assoluta fiducia dell’ex costola dei Licciardi di San Pietro.

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