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giovedì, Aprile 25, 2024
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Blitz a Pianura, primo stop alla Procura: annullata l’ordinanza per il ras D’Anna

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Prima, importante crepa, nell’inchiesta della Procura di Napoli sui clan di Pianura. Inchiesta culminata nel maxi blitz di due settimane fa che ha di fatto smantellato i vertici dei due gruppi che fino a quel momento si contendevano il quartiere, i Carillo-Perfetto (con la loro roccaforte in via Evangelista Torricelli) e i Calone-Esposito-Marsicano (gruppo di stanza in via Comunale Napoli). Il tribunale del Riesame ha infatti annullato l’ordinanza relativamente all’accusa di associazione finalizzata allo spaccio di droga aggravata dall’agevolazione camorristica. A prevalere sono state le argomentazioni sollevate dal difensore di D’Anna, l’avvocato Antonio Rizzo, che ha letteralmente smontato l’ipotesi accusatoria secondo cui D’Anna avrebbe fatto parte del gruppo che si riforniva da quelli di via Comunale Napoli. Il penalista ha in particolare evidenziato che il pagamento delle somme di denaro contestato a D’Anna e il rifornimento da quello che la Procura indica come il clan di riferimento era in realtà una vera e propria imposizione, senza libera scelta facendo così venire meno l’accusa di far parte di un gruppo criminale. L’avvocato Rizzo, ha sostegno della sua tesi, ha posto in rilievo anche il tono di alcune intercettazioni raccolte dagli inquirenti nell’abitazione di Carlo Esposito (indicato come ai vertici del gruppo): dal tono di quelle conversazioni emergerebbe proprio la natura vessatoria di questo rapporto. Argomentazioni che hanno colto nel segno con D’Anna che resta dentro per la sola accusa di spaccio e detenzione di stupefacenti (senza l’aggravante camorristica).

Il fallito agguato a D’Anna

Nelle pagine dell’ordinanza con cui si sono ricostruite le vicende della mala pianurese il nome di Pasquale D’Anna emerge anche in riferimento ad un fallito agguato ai suoi danni. Il raid scattò la notte dell’8 agosto dello scorso anno quando il 30enne fu ferito da un proiettile alla gamba sinistra mentre percorreva in sella a uno scooter la Galleria Laziale, quella che da Fuorigrotta porta a Mergellina, in compagnia di un amico anch’egli ferito. Agli agenti che raccolsero la denuncia i due raccontarono di aver aver subito un tentativo di rapina del Rolex che D’Anna indossava. Versione che, in virtù di quanto riportato nell’ordinanza, appare sempre più fumosa.

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