di Ciro Silvestri
Il diritto alla vulnerabilità
Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno ridotto drasticamente la vita sociale, lavorativa, scolastica e affettiva di tutti, ridefinendo sempre più il nostro modo di vivere nella società moderna. I bambini, gli adolescenti sono i grandi dimenticati di questa pandemia, infatti i loro bisogni di socialità, di gioco comune, di vitali relazioni tra pari, sono stati negati. I bambini con disabilità o bambini con condizioni esistenziali particolari come quelli con autismo o con disabilità dello sviluppo intellettivo, forse i più sofferenti, sono addirittura completamente scomparsi dall’attenzione pubblica, pur se i “comportamenti problema” sono aumentati in tutta la comunità scolastica: comportamenti ansioso-depressivo, problemi di attenzione e comportamenti aggressivi
– Sul lato emotivo e psicologico, la tenuta dello stato di salute dei bambini è stata strettamente correlata alla capacità di tenuta delle rispettive famiglie; a riprova che la famiglia, quando presente, è fondamentale per il loro benessere.
– Possiamo dire anche che, gli effetti della pandemia sui bambini disabili hanno trovato terreno fertile in base a determinate condizioni, come le risorse psicologiche, tecnologiche ed economiche possedute dalla famiglia, perché avere un pc, abitare in una casa con un giardino o un balcone poteva fare la differenza nella battaglia per la gestione dello stress.
Sostenere i diritti di chi è in condizione di vulnerabilità è necessario. Ecco che quindi bisogna:
– investire sulla formazione degli operatori sociali e sanitari sia in termini quantitativi che qualitativi, pianificando forme di collaborazione tra i diversi professionisti per approfondire contenuti e tematiche che dovranno affrontare tutti congiuntamente.
– affrontare anche la questione di coloro che vivono particolari problemi di fragilità come i disturbi del comportamento, dell’apprendimento, la disabilità, perché non vengano ulteriormente emarginati nella e dalla scuola in nome delle esigenze di sicurezza. Il tema deve essere oggetto di riflessione da parte di insegnanti e dirigenti scolastici, con il coinvolgimento attivo di operatori che si occupano di assistenza all’autonomia e alla comunicazione, per individuare e condividere possibili modalità di approccio. In particolare per mitigare gli effetti negativi del lockdown sulla salute fisica e mentale degli alunni in difficoltà bisognerebbe:
– favorire l’inserimento con progetti ed attività inclusive con i coetanei
– recuperare il periodo di assenza di terapie con progetti riabilitativi personalizzati
– creare presidi territoriali che possano alleviare il carico assistenziale delle famiglie e promuovere iniziative di coinvolgimento delle organizzazioni di persone con disabilità e loro familiari.
– individuare modalità per riprogettare l’attività didattica, con particolare riguardo alle necessità specifiche degli alunni con disabilità, con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e con altri Bisogni Educativi Speciali. Si dovranno necessariamente e preliminarmente individuare le modalità e le strategie operative per garantire a tutti gli studenti le stesse possibilità. In questa prospettiva non si può prescindere dalla necessaria integrazione dei servizi scolastici e sociali e da una programmazione congiunta degli interventi che riempiano di contenuti concreti e reali il diritto sancito dall’art. 38 della Costituzione.
Articolo 38
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L’assistenza privata è libera.