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martedì, Maggio 7, 2024
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Epidemia colposa per il Covid, l’ex ministro Speranza ai Pm: “Ci è mancato il manuale per virus sconosciuto”

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“La bussola l’abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone (…) ciò che ci mancava era il manuale di istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto”. Così ha detto l’ex Ministro della Salute Roberto Speranza, sentito dai pm di Bergamo nel gennaio 2021, sul capitolo della mancata attuazione del piano pandemico.

Speranza ha chiarito che “Il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale”e che l’attuazione del piano “è compito del direttore generale” della Prevenzione del Ministero, Claudio D’Amario, pure lui indagato.

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Nel verbale del 28 gennaio di due anni fa si leggono le domande dei pm di Bergamo che insistono sulla non applicazione del piano, datato 2006 e mai aggiornato, per contrastare il Covid. Nel settembre 2019, racconta Speranza, D’Amario l’avrebbe informato sulla creazione di “un gruppo di lavoro” per l’aggiornamento “del piano pandemico influenzale”. E aggiunge: “Sapevo che c’era la necessità di adeguare il piano pandemico”. E ha riferito che sollecitò “affinché il gruppo di lavoro procedesse con maggior sollecitudine”. Poi, “quando ho intuito – ha messo a verbale – che la pandemia era una cosa seria, ho costituito una task force”. La “valutazione di fondo è stata che il coronavirus non era un’influenza” e che quindi “non fosse sufficiente un approccio di tipo statico, cioè esclusivamente fondato su un documento”.

Ha rivendicato che dopo l’allerta Oms del 30 gennaio 2020 “siamo il primo Paese al mondo” a decidere “il blocco dei voli” dalla Cina. E ancora: “Non ricordo se qualcuno in modo specifico abbia detto che il Piano pandemico antifluenzale non andava attuato, non ci sono atti formali dai quali emergono le ragioni di non applicazione”. Si è trattato “di una valutazione e decisione dei tecnici di riferimento della task force e poi del Cts”.
Speranza ha anche sostenuto che l’allerta “globale” lanciata dall’Oms il 5 gennaio “era ancora molto lontana da far scattare un livello di allerta elevato”, secondo la valutazione all’epoca “dei funzionari del Ministero”. A più di una domanda, pure su documenti Oms che indicavano di implementare i piani pandemici contro i coronavirus anche già nel 2014, Speranza ha replicato: “si tratta di valutazioni tecniche e non di competenza del Ministro”.

Ma sul punto è proprio il Microbiologo Andrea Crisanti, attuale Senatore del PD a scuotere la tesi dell’ex Ministro Speranza. Infatti Crisanti nella sua relazione ai pm bergamaschi sostiene che il piano pandemico non riguarda i virus influenzali “stagionali”, ma un “virus influenzale pandemico”, ovvero “un virus nuovo” e sconosciuto. Per questo, il fatto che il piano del 2006 non fosse aggiornato né pensato appositamente per il coronavirus “non ne inficiava necessariamente la validità e la sua applicabilità” perché “un piano pandemico non può prevedere a priori le caratteristiche biologiche o epidemiologiche” del morbo. In fondo degli spunti “applicabili a tutti i virus a trasmissione respiratoria”, compreso il Covid.

Attività da mettere in campo che sarebbero servite a “identificare precocemente i sospetti, bloccare la trasmissione dell’infezione tra la popolazione, proteggere il personale sanitario e assicurare supporto terapeutico ai malati”. Ad esempio, applicare il piano pandemico avrebbe suggerito di censire i posti letto e i respiratori disponibili, oppure di avviare in anticipo la scorta di Dpi. Il 15 febbraio del 2020 invece il governo decise di spedirne un carico in Cina. “Contrariamente a quanto affermato dal ministro Speranza – scrive Crisanti nella conclusioni – l’Italia aveva un manuale di istruzione, questo era il piano pandemico. Se poi l’Italia ha affrontato la pandemia senza un manuale è perché è stato scartato a priori invece di essere valutato dai principali organi tecnici del ministero (…). Lascio alla valutazione della procura come sia possibile che il ministro Speranza sia giunto a queste conclusioni quando nessuno dei responsabili degli organi tecnici a cui fa riferimenti si era preso la briga di valutare il piano.”

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