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giovedì, Maggio 2, 2024
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Erika come Antonietta, abbandonate dallo Stato: i loro figli uccisi da mariti violenti

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Due morti annunciate, due tragedie evitabili. Il dramma del carabiniere che ha ucciso le proprie figlie non è un caso isolato, anzi tutti gli eventi di questo genere hanno lo stesso filo conduttore: il mancato intervento da parte delle istituzioni.

Un dramma tanto simile da sembrarne la replica è quello di Erika, che fino a qualche anno fa era sposata con due figli, Davide ed Andrea di 9 e 12 anni. Ma oggi i suoi bambini non ci sono più. La donna, come racconta ai microfoni delle Iene, era sposata con Pasquale Iacovone, ma aveva deciso di lasciarlo dopo anni di violenze domestiche, sfociate anche in tentativi di soffocamento. Rimasto solo, qualcosa scatta nella testa di Iacovone, che inizia con lo stalking e le minacce. L’uomo faceva avanti e indietro anche 30 volte al giorno sotto casa della donna, gridandole insulti che ripeteva anche ai suoi figli: “Vostra madre è una pu****a”.

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La donna esasperata si rivolge ai carabinieri, ma il brigadiere le dice di non preoccuparsi, che forse sta esagerando. Anzi, scocciato dal continuo andirivieni le consiglia di scrivere su carta tutto ciò che le accade, e di presentarsi in caserma una volta ogni tanto per riportare quanto ha scritto. Intanto le minacce continuano, fin quando l’uomo si presenta fuori casa dei genitori di Erika, mostra una pistola e dice al padre “Dò a tua figlia un mese di vita”. Le istituzioni escono dal letargo ed emanano il provvedimento più inutile possibile in un caso come questo, in cui la minaccia è seria, tangibile: un ‘allontanamento’ di 300 metri in un paese come quello di Erika, 1000 abitanti, una strada e un supermercato. In sintesi, assolutamente inefficace.

Iacovone riflette. Se ha fatto tutto questo e non gli è accaduto nulla, allora può spingersi oltre. Sentendosi invincibile, si reca per l’ultima volta da Erika e le dice “Visto che non hai paura di me, ti colpirò nel punto dove so che posso farti del male: i tuoi figli”. Così prende Davide e Andrea e li porta al mare per 15 giorni, privandoli dei cellulari, in modo che la madre non possa contattarli. Erika, vista l’inutilità dei carabinieri, va ai servizi sociali raccontando che teme per la vita dei propri bambini. Per l’ennesima volta, nessun provvedimento, anzi: “Signora ma i bambini come vanno a scuola?”. Come se un 8 in storia potesse salvare loro la vita. Il 15esimo giorno Erika riceve una telefonata in cui sente i suoi figli ridere, l’ultima volta che ascolterà la loro voce. Perchè, mentre gli assistenti sociali le dicono che non possono fare niente, Pasquale Iacovone soffoca i figli nella notte, poi prende degli stracci impregnati di benzina e da fuoco ai loro corpi e all’intera casa.

Erika non si da pace: “Non mi ha lasciato neanche il loro viso. Se le persone a cui mi sono rivolta avessero fatto il loro dovere, i miei bambini ora sarebbero qui con me. La verità è che mi sento in colpa: avrei dovuto proteggere i miei figli, avrei dovuto ucciderlo io, ma non sono come lui”.

Pasquale Iacovone è stato condannato all’ergastolo.

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