L’inchiesta contro il clan Longobardi-Beneduce ha fatto emergere il giro di estorsioni della mala di Pozzuoli. La Dda di Napoli ha raccolto le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia in merito al ruolo di Gennaro Sannino che avrebbe imposto la tangente agli imprenditori. Il 51enne è ritenuto il capo della fazione di Monterusciello dopo la sua scarcerazione avvenuta nel settembre del 2022.
Parla il pentito del gruppo Sannino
Il grande accusatore del gruppo è Luigi Sannino, nipote del boss, che ha fornito dettagli in un verbale del 12 dicembre del 2023: “Io conosco T.Z e so che lui è il tramite mio zio Gennaro Sannino per la riscossione dell’estorsione alle paranze dei mugnanesi al mercato del pesce di Pozzuoli. Mio zio Sannino Gennaro, parlando anche con G.I, mi disse che doveva riscuotere l’estorsione del mercato del pesce“.
Colpo al clan Longobardi-Beneduce
Lo scorso 9 agosto sono finiti in manette 9 presunti affiliati al clan Longobardi – Beneduce. Sono entrati in azione i carabinieri per eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. I reati contestati sono associazione di stampo mafioso e associazione finalizzata al traffico di droga dal metodo mafioso.
Dalle indagini è emerso che a portare la droga nelle piazze di spaccio della zona era proprio il gruppo criminale che così, attraverso un vero e proprio regime monopolistico si assicurava protezione dalle pretese dei gruppi rivali senza però disdegnare l’uso delle armi.
Gennaro Sannino avrebbe diretto le attività del gruppo compreso il reclutamento dei nuovi affiliati direttamente dal carcere dove era detenuto, grazie ai cellulari che aveva a disposizione. Sono finiti in carcere anche Luigi Sannino, Patrizia Tizzano, Gabriele Goglia, Luigi Pio Sannino, Leonardo Perillo, Vincenzo Perillo, Bruno Iannaccone e Mattia Esposito.