I milioni di euro recuperati
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Peraltro, utilizzando le copiose risultanze documentali e investigative delle indagini condotte sotto l’egida della competente Autorità Giudiziaria e, previo nulla osta di quest’ultima all’utilizzo, per fini fiscali, dei dati raccolti in sede penale, i finanzieri hanno eseguito tre distinte attività ispettive – di cui una nei confronti di una società beneficiaria della frode – procedendo a constatare, nel complesso, un’imposta sul valore aggiunto “dovuta” di oltre 50 milioni di euro, ricavi non dichiarati per più di 37,2 milioni di euro, con un recupero a tassazione di costi indeducibili relativi a fatture false per ulteriori 14 milioni di euro circa.
L’operazione in questione, che si inquadra nella costante azione di contrasto alle più gravi e perniciose forme di frode fiscale e a quelle condotte che pregiudicano il corretto impiego delle risorse pubbliche, è stata condotta dalla Guardia di Finanza nella prospettiva di assicurare l’apprensione, a vantaggio dello Stato, del profitto del reato commesso, nonché di affermare il principio di tutela delle imprese e degli operatori economici onesti e rispettosi delle regole.