Lo scontro con i Sorianiello, l’astio tra Giuseppe Troncone e Alfonso Sorrentino (ras soprannominato ‘Buttafuori’ e transitato per un periodo nel gruppo della 99), la spaccatura con i Volpe. C’è questo e molto altro nell’ultima ordinanza di custodia cautelare che ha decapitato il clan di Fuorigrotta e i suoi alleati, i Frizziero. Nel provvedimento si analizzano gli avvenimenti del marzo 2021 con una clamorosa stesa avvenuta a via Catone, roccaforte dei Sorianiello, seguita da una stesa all’esterno del bar a quel tempo di proprietà degli stessi Troncone. Per gli inquirenti il primo raid fu un vero e proprio conflitto a fuoco tra Giuseppe Troncone e il ‘Buttafuori’, azione di fuoco seguita dal corteo armato organizzato dagli stessi Sorianiello con l’ausilio dei ras di Pianura. Nei giorni successivi alla stesa i Troncone decidono di mostrare i muscoli e di ribadire di essere il gruppo egemone a Fuorigrotta. E’ il 27 marzo 2021 quando lo stato maggiore del clan, composto dal boss Vitale, dal figlio Giuseppe, da Luigi Troncone e da Andrea Merolla decide di presentarsi presso il negozio di un nipote di Antonio Volpe, il ‘mediatore’ dei clan dell’area flegrea ucciso in un agguato su via Leopardi qualche settimana prima.
Il racconto del nipote dei Volpe: la visita dei Troncone al suo negozio
Il racconto dell’uomo, ascoltato dagli inquirenti, rivela che clima c’era a Fuorigrotta: «Presso il negozio si era presentato Troncone Vitale che mi stava cercando quindi ho raggiunto pressoil negozio queste persone, tra le quali riconoscevo Troncone Vitale e il figlio Giuseppe.calzanti entrambi i caschi ma con il viso ben riconoscibile, mentre non riuscivo ad identificare gli altri a causa del fatto che indossavano il casco e la mascherina. Troncone Vitale ed il figlio li ho riconosciuti sia perché li conosco bene sia perché a differenza degli altri hanno alzato al visiera del casco, entrambi privi di mascherina, entrambi viaggiavano a bordo dello stesso motociclo. Di tutte e sei le persone, per tutto il tempo ha parlato solo Troncone Vitale con me. L’incontro ed il dialogo tra noi due sono durati circa sei sette minuti. Vitale inizialmente mi riferiva di essere venuto per porgermi le condoglianze perla morte di mio zio Volpe Antonio, cosa alla quale rispondevo un po’ innervosito poiché erano trascorsi già dieci giorni dalla sua morte. A seguito della mia risposta stizzita, il Troncone allora mi riferiva che era venuto da me anche per un altro motivo, ossia per farmi riferire a mio fratello qualora lo avessi visto in futuro, di non farsi ne vedere ne passaredavanti al suo Bar, “Caffetteria Troncone” sito in Napoli via Caio Duilio. Troncone faceva riferimento al divieto di mio fratello nel transitare nei pressi del suo esercizio commerciale, a seguito dell’avvenuta “stesa”, esplosione di colpi di arma da fuoco, da parte di sconosciutiRisponderò che a mio fratello non lo vedevo dalla morte di mio zio e al contempo gli chiedevo perché fosse venuto proprio da a me a farmi le condoglianze e non fosse andato dai figli. Troncone Vitale mi rispondeva che era venuto proprio da me e non da altri, perché volevo che riportassi a mio fratello il suo divieto di avvicinarsi a lui». L’avvertimento di Troncone era in particolare rivolto ad Alessandro Volpe, a quel tempo vicino ai Sorianiello, e a Sorrentino e infatti in una successiva intercettazione si sente Vitale Troncone discutere con i suoi della sua sortita al negozio specificando che “Gli insegno io come si fa la malavita, vogliono fare la malavita? Gli faccio vedere io come si fa”.