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venerdì, Aprile 19, 2024
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Hai l’auto diesel? Sta per arrivare la stangata del Governo con la super tassa

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No a nuove tasse, a meno che non siano in nome del verde e del clima. Sembra questo il paradosso sposato dal nuovo Governo che ha visto, nella questione ambientale, lo spiraglio per imporre nuovi balzelli. Che l’ecologia potesse essere un business ne avevamo tutti contezza e, di tanto, si è accorto ora anche lo Stato che vuol partecipare alla spartizione della torta proponendo nuove entrate. Si tratta delle tasse ambientali, un’imposizione di “recente conio” (ne abbiamo avuto un primo assaggio nella scorsa manovra con la famosa ecotassa sull’acquisto delle auto più inquinanti) e che ora vedrà una fase espansiva nella nuova legge di bilancio.

Si parla già di una nuova tassa ambientale sul gasolio: un centesimo in più ogni litro di diesel garantisce all’Erario un prelievo alla pompa di 144 milioni di euro. È la stima che circola ancora sui tavoli dei tecnici che gestiscono il dossier sulla finanziaria 2020.

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Ad anticipare i possibili rincari della benzina è stata la bozza del Decreto Ambiente che introduce il taglio dei sussidi dannosi all’ambiente tra cui quello che garantisce, per il diesel, accise inferiori rispetto alla benzina. Questa misura porterà il gasolio a costare presso i distributori esattamente come la benzina, con un forte aggravio di spesa per i 17,3 milioni di italiani proprietari di auto diesel. Di tanto, avevamo già parlato in Nuove norme sul diesel: costerà quanto la benzina. Come scrive stamane Il Sole 24 Ore, «su ogni litro di gasolio al costo di 1,483 euro lo Stato oggi incassa 0,88 centesimi di euro: il 42% come accisa (0,617 al litro) e il 18% come prelievo Iva ad aliquota ordinaria del 22 per cento. A parità di consumi del 2018, l’aumento di un solo centesimo di euro al litro porterebbe nelle casse dell’Erario, come detto 144 milioni di euro: 96 milioni sotto la voce accisa e 48 milioni sotto la voce Iva. In pratica, se si volesse addirittura azzerare il differenziale tra il prezzo della benzina e quello diesel, con 10 centesimi di aumento lo Stato si garantirebbe un gettito di poco meno di 1,5 miliardi».

Giuseppe Conte chiede tempo. Qualche giorno di «tranquillità» per preparare la manovra economica. Il messaggio, insomma, è il più classico dei lasciateci lavorare. La verità è che di tempo ce n’è poco. Entro il 15 ottobre il governo dovrà consegnare all’Europa il «Budgetary plan», lo schema della legge di bilancio. Per Bruxelles la Nota di aggiornamento del Def approvata dal governo lunedì scorso è poco più di un documento interno dell’Italia. Dunque c’è tempo fino al 15 di questo mese per trovare i 5 miliardi di euro che ancora mancano per completare la manovra di bilancio. Il rischio, come sa bene il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, è che ogni misura che da qui a quella data verrà fuori dal Tesoro, rischia di essere impallinata. Esattamente come è avvenuto alle «rimodulazioni» delle aliquote Iva saltate per il veto di Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Così come è avvenuto per i ticket sanitari legati al reddito, che ieri lo stesso Conte ha rimesso nel cassetto dopo gli annunci del ministro della salute Roberto Speranza.

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