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martedì, Aprile 23, 2024
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Il popolo della pace scende in piazza: “No alla guerra, ritiriamo i militari italiani dall’Iraq”

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Continua l’effetto domino in Medio Oriente dopo l’uccisione del generale Soleimani.  I soldati italiani hanno lasciato, nel corso della notte, la base americana a Baghdad, da due giorni sotto il tiro dei mortai. Lo scrive stamani il quotidiano La Stampa, secondo cui il trasferimento dal compound “Union 3” ha riguardato tutti gli uomini italiani impegnati nell’operazione di addestramento delle forze di sicurezza irachene – una cinquantina di carabinieri – ed è stato deciso dallo Stato maggiore della Difesa in accordo con i vertici della Nato.    I soldati, che partecipano alla “Nato Mission Iraq”, non sono stati riportati in Italia, riferisce ancora il giornale torinese, ma sono stati trasferiti in “un un’altra zona, sicura e non lontana”. Difesa, nessuna ipotesi ritiro militari dall’ Iraq  “Nessuna ipotesi di ritiro dei militari italiani dall’Iraq”. Lo precisa il ministero della Difesa.    Anche la Germania intende spostare parte del suo contingente dall’Iraq nella Giordania e nel Kuwait per motivi di sicurezza. Lo riporta l’agenzia di stampa tedesca Dpa, spiegando che il ministro delle Difesa tedesco Annegret Kramp-Karrenbauer e il ministro degli Esteri Heiko Maas hanno scritto ai deputati che i militari presenti nelle basi irachene di Baghdad e Taji saranno ”temporaneamente ritirati”. I due ministri hanno aggiunto che andranno avanti i colloqui con il governo di Baghdad sulla continuazione della missione di addestramento delle truppe irachene. La Germania è presente in Iraq con circa 120 soldati, la maggior parte dei quali sono schierati nelle basi di Taji e Baghdad.

 

I militari italiani restano in Iraq, ma è stato avviato il riposizionamento fuori dalla capitale Baghdad. “Nessuna ipotesi di ritiro” dall’Iraq, spiega una nota della DIfesa. Lo stato maggiore della Difesa aggiunge che il quartier generale della Coalizione internazionale che opera in Iraq “al momento sta pianificando una parziale ridislocazione degli assetti al di fuori di Baghdad”. Viene precisato che ciò “non rappresenta un’interruzione della missione e degli impegni presi” dall’Italia con i partner internazionali e che la decisione è stata presa a “livello di colazione internazionale”.

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Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha sentito il segretario di Stato alla Difesa, lanciando un appello alla “moderazione, al dialogo e al senso di responsabilità con cui va gestita la complessità della attuale situazione in Iraq”.
Le priorità per l’Italia, ha sottolineato il ministro, “sono la stabilità della regione e dell’Iraq, e la necessità di mettere in atto ogni sforzo per preservare i risultati della lotta a Daesh conseguiti in questi anni”. Poi il riferimento alla necessità di un coordinamento in futuro: “Con circa 1000 uomini in Iraq, oltre 1000 in Libano nella missione Unifil, e poco meno di 1000 in Afghanistan, l’Italia è fra i Paesi più impegnati per la stabilità della regione”, ha affermato, sottolineando “l’importanza – condivisa da Esper – di far fronte in maniera coordinata agli sviluppi futuri, con l’obiettivo di poter continuare l’impegno della Coalizione anti-Daesh, all’interno di una cornice di sicurezza per i nostri militari”.

L’appello alla pace di Papa Francesco

“Rinnovo a tutti gli auguri di serenità e di pace nel Signore. Nei momenti lieti e in quelli difficili, affidiamoci a Lui, che è nostra speranza. Ricordo anche l’impegno che ci siamo presi a Capodanno, Giornata della Pace: ‘La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica’. Con la grazia di Dio, potremo metterlo in pratica”. Così Papa Francesco, durante l’Angelus in Piazza San Pietro.

“In tante parti del mondo si sente la terribile aria di tensione – dice Bergoglio -. La guerra porta morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia. Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia”.

Il popolo della pace in piazza

La associazione salernitana Memoria in Movimento organizza una riunione aperta sul tema “La pace per vivere, la lotta per cambiare” alle ore 17,30 di sabato 11 gennaio presso il circolo Arci Marea, Via Davide Galdi, 10 a Salerno.

L’associazione fa sapere: “Il nuovo anno purtroppo si è caratterizzato  per un ulteriore innalzamento dei venti di guerra. Popoli, come quello Palestinese e quello Curdo, quotidianamente nell’indifferenza generale, di fatto con una complicità internazionale, continuano ad essere massacrati. La crisi libica si è aggravata, la guerra in Siria continua a mietere vittime e lo stesso territorio siriano è spartito dai vari ‘giochini’ messi in atto dalle grandi potenze, Russia compresa. Il sud America è ancora oggi, ma sempre di più, il giardino di casa degli Stati Uniti che in maniera spudorata mettono in discussione libere elezioni organizzando ‘colpi di stato’ o facendo incarcerare, per evitare che  possano candidarsi, probabili eletti alla massima carica del proprio Paese. Migliaia di militari italiani sono dislocati soprattutto nelle aree di maggiore crisi (Libano, Iraq, Afganistan solo per citare qualcuna di esse).

Con ‘l’operazione dell’assassinio’ del generale iraniano Soleimani, dettata solo da ragioni politiche interne (tra un anno si voterà in USA per la carica di presidente e c’è una procedura di impeachment per Trump in itinere) si è gettata ulteriore benzina sul fuoco dell’intera area del Medio Oriente. A nostro parere le dichiarazioni e le reazioni ufficiali del governo italiano di fronte a questa crisi spaventosa, aggravata anche dalle minacce lanciate dai soliti twitter del  Presidente americano di colpire i siti culturali – cosa per altro vietato dalle norme internazionali – sono a dir poco imbarazzanti e vuote di contenuti (solo per usare un eufemismo). Nei fatti abbiamo un governo del tutto inadeguato e questa spaventosa crisi internazionale ha messo, ancora una volta ‘a nudo il Re’. Ora però, indipendentemente dalle analisi, anche diversificate, abbiamo un obiettivo comune: la pace innanzitutto. Per questo, l’associazione Memoria in Movimento – che solo pochi mesi fa, il 27 settembre, con una specifica iniziativa ‘La loro guerra distrugge quello che alla loro pace è sopravvissuto’ ha provato a mettere al centro della discussione la necessità di riprendere l’iniziativa e la buona abitudine di analizzare uno dei temi che ha da sempre caratterizzato la sinistra sin dalla sua nascita: le questioni della pace e gli sviluppi internazionali –  invita ad una riunione aperta per capire se ci sono le condizioni e le volontà politiche di organizzare una manifestazione pubblica sia nella nostra città sia nei centri della provincia. Il ‘popolo della pace’ non può tacere; il ‘popolo della pace’ non può essere invisibile o inattivo o assente. L’appuntamento è alle ore 17,30 di sabato a Salerno presso il circolo Arci Marea, Via Davide Galdi, 10 https://goo.gl/maps/qyzarmRu9X7sSbRRA”.
Lettera e invito sono rivolti “alle associazioni, gruppi, collettivi; alle associazioni e comunità cattoliche e di altre fedi; alle segreterie delle organizzazioni sindacali; Anpi; circoli Arci; collettivo Assalto al Cielo; Riff Raff; collettivi e organizzazione studentesche; Comunità Campana Palestinese; alle segreterie provinciali di Art. 1; Partito Comunista Italiano; Partito della Rifondazione Comunista; Potere al Popolo; Sinistra Anticapitalista; Sinistra Italiana”. Curiosamente non sono espressamente citate, in elenco, le ‘sardine’ salernitane.

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