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martedì, Maggio 7, 2024
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L’80% degli euro contraffatti nel mondo arriva da Napoli: la scoperta choc

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“È gente abilissima, temibile e pericolosa. Ma noi abbiamo un vantaggio: per quanto il livello di falsificazione sia alto, e quasi sempre è altissimo, non potrà mai raggiungere la perfezione”. Il colonnello Francesco Ferace, al comando degli uomini di un reparto iperspecializzato dei carabinieri (Anti falsificazione monetaria, Afm) combatte quotidianamente la guerra ai falsari di banconote, monete, carte di credito, marche da bollo e documenti di identità. “Negli anni – ricorda – abbiamo scoperto e chiuso un numero infinito di stamperie, zecche clandestine, laboratori e centri di produzione ma ogni giorno è una nuova sfida”.

La conferma arriva dai numeri di Bankitalia: dopo il calo del 2015 e del 2016, seguito al picco del 2014, nel 2017 il numero di banconote false tolte dalla circolazione è cresciuto del 10% rispetto all’anno precedente (e del 17,1% nel secondo semestre rispetto al primo): in tutto ne sono state ritirate 161.572, per lo più tagli da 20 (il 44,53%) e da 50 (il 42,74%), sebbene vengano “clonati” anche pezzi da 5, da 10, da 100, da 200 e da 500: l’arroganza dei falsari è tale che, un anno e mezzo fa c’è chi, tra di loro, per i mercati del nord Europa, aveva pensato ad una banconota da 300 euro, un taglio inesistente. Un rischio grande quanto inutile. “Nel nostro Paese, segnatamente nelle province di Napoli e Caserta – spiega Ferace – agisce storicamente un gruppo di falsari ‘professionisti’ responsabili dell’80% della falsificazione a livello mondiale. Non significa che tutte o quasi tutte le banconote false prodotte nel mondo vengano prodotte materialmente in quell’area: ma tipo di contraffazione, architettura, procedimenti seguiti sono di ‘scuola’ napoletana e casertana”.

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Il ‘Napoli Group’ 

Gli investigatori di tutto il mondo conoscono bene quello che nell’ambiente è noto come “Napoli Group“, quasi una griffe dell’illecito monetario: non piu’ tardi del febbraio di quest’anno, a Torre del Greco, impilati in anonimi fusti di plastica per alimenti sono stati trovati 41 milioni falsi in tagli da 100 e 50, in qualche caso completi di cliché. Non ci sono prove, in questo come in altri casi, di legami con la camorra ma “tutti gli affari illeciti che vengono portati avanti in certe zone – avverte il colonnello – sono in qualche modo se non governati comunque tollerati dalla criminalità organizzata. Che sicuramente avrà un qualche tipo di utile anche in questa filiera, come nel traffico di droga, di armi o nello sfruttamento della prostituzione”.

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