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venerdì, Marzo 29, 2024
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La Capitale inondata di droga, tra i 51 arrestati c’era anche Diabolik

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Spunta anche il nome di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik e ucciso il 7 agosto scorso a Roma, nell’indagine Grande Raccordo Criminale che ha portato oggi ad emettere 51 misure cautelari nei confronti di un gruppo criminale dedito al traffico di droga e che riforniva le piazze di spaccio della Capitale. Diabolik risulta tra gli indagati. In carcere sono finiti anche alcuni ultrà della Lazio. Il capo Fabrizio Fabietti diceva: “la devo dà a tutta Roma”.
Tra gli arrestati anche Alessandro Telich, un altro esponente ultras, che nell’organizzazione aveva il compito, come esperto informatico, di evitare agli spacciatori di essere intercettati dalle forze dell’ordine. La droga “la devo dà a tutta Roma”. Così Fabrizio Fabietti, il boss arrestato dagli inquirenti della Dda, parlava a un sodale dell’influenza da lui esercitata sul mercato degli stupefacenti capitolini. La frase è riportata nelle intercettazioni dell’indagine. Parallelamente alle attività illecite strettamente connesse al traffico di droga, le indagini hanno dunque consentito di ricostruire il ruolo di Fabrizio Piscitelli, il quale, coinvolto nella compravendita di stupefacenti, era una vera e propria figura di riferimento nel controllo del territorio, “nonché di garanzia e affidabilità dell’associazione – scrivono gli investigatori – che si avvantaggiava della sua leadership”. La banda acquistavano grandi carichi di droga per poi destinarla alla città, tramite una rete di contatti di chi comprava per rivendere nelle piazze di spaccio.

Nell’organizzazione c’era inoltre un gruppo di picchiatori con il compito di massacrare di botte chi non pagava le partite di droga: tra questi anche ex pugili e cittadini albanesi. Era un gruppo che “non ha eguali in altre città: un gruppo misto con pezzi di criminalità sportiva, pezzi di criminalità politica accomunati da un vincolo associativo, da un senso identitario forte coagulato intorno a Piscitelli”, ha detto il procuratore Michele Prestipino. Due in particolari gli episodi estorsivi documentati: il primo nei confronti di un ex compagno di cella di Fabietti, picchiato brutalmente per un debito di 100 mila euro; il secondo nei confronti di due soggetti minacciati di morte per 90 mila euro. E in un altro caso, un ferramenta di Tor Bella Monaca si sarebbe rivolto a Diabolik per chiedergli di evitare che il figlio, che doveva denaro alla banda, facesse una brutta fine. Sul fronte dello spaccio di droga, l’organizzazione era in grado di esercitare il business sull’intero territorio romano: grazie a fidati “acquirenti all’ingrosso”, a loro volta referenti di sotto gruppi criminali, il sodalizio era in grado di rifornire gran parte delle piazze di spaccio della città, con basi nei quartieri Bufalotta, San Basilio, Colli Aniene, Tor Bella Monaca, Borghesiana, Tuscolano, Romanina, Ostia, Primavalle, ma anche Frascati, Ardea e Artena.

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Il sodalizio criminale poteva poi contare su sistemi di comunicazione all’avanguardia, forniti da Alessandro Telich. Questo, tecnico informatico e titolare di una società con sede a Dubai operante nel settore del controspionaggio industriale e delle telecomunicazioni, per il gruppo criminale eseguiva bonifiche sulle autovetture e nelle abitazioni degli associati, fornendo sistemi di comunicazione criptati che convogliano i dati presso server ubicati negli Emirati, così da rendere il sistema ancora più impenetrabile agli investigatori. Sequestrate nel corso delle indagini armi e cocaina con il marchio dello scorpione. Il giro d’affari scoperto dalla Finanza era pari a 120 milioni di euro.

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