A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il “giallo infinito” di Garlasco torna al centro delle cronache. Le indagini della Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, si concentrano ora su una nuova fase investigativa che potrebbe riscrivere almeno in parte quanto emerso finora.
Grazie a strumentazioni scientifiche all’avanguardia, gli inquirenti stanno eseguendo una ricostruzione tridimensionale della scena del crimine: sono state effettuate misurazioni precise delle distanze tra le tracce di sangue e le impronte, e si sta tentando di ricostruire minuto per minuto cosa accadde la mattina del 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli, dove Chiara venne trovata senza vita.
Ipotesi: Chiara provò a difendersi
Gli investigatori puntano ora a verificare un’ipotesi considerata più che plausibile: Chiara si sarebbe difesa o comunque avrebbe reagito al suo assassino. Una nuova consulenza sul DNA trovato sotto le unghie della vittima avrebbe attribuito quelle tracce ad Andrea Sempio, all’epoca amico del fratello della giovane. Sempio risulta attualmente indagato.
Colpita e trascinata: una dinamica diversa da quella processuale
Secondo gli accertamenti in corso, Chiara sarebbe stata colpita al volto e alla testa con un oggetto non identificato, poi trascinata sul pavimento e infine gettata lungo le scale che portano al seminterrato della casa. Un quadro che si discosta nettamente dalla ricostruzione emersa nei tre gradi di giudizio che hanno portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima.
Stasi sta attualmente scontando una condanna a 16 anni, ora in regime di semilibertà, e ha sempre proclamato la propria innocenza.