«Sicuramente non posso essere contento perché la vita di mio padre vale così poco, ma visto che ora l’unica cosa che si poteva fare era confermare la condanna. Almeno questo è accaduto». Commenta il figlio di Giuseppe della Corte commenta la sentenza della Cassazione che ieri ha confermato le condanne a 14 anni e mezzo per i tre assassini di suo padre, il vigilante ferito mortalmente all’esterno della metro di Piscinola nel 2018.
Ad aggredire Della Corte furono Luigi Carrozza, Kevin Ardis e Ciro Urzillo, all’epoca dei fatti tutti minorenni. I tre ragazzini rimediarono nei primi due gradi di giudizio 16 e mezzo, il massimo della pena prevista dopo la loro scelta del rito abbreviato per il processo. Successivamente, ci fu la riduzione a 14 anni e mezzo e poi l’annullamento delle pene e un nuovo processo in Cassazione, quello di ieri a Roma, che ha chiuso la vicenda giudiziaria.
«Speriamo almeno che adesso mio padre possa riposare in pace» aggiunge Giuseppe Della Corte. Il figlio di “Ciccio” chiede in generale, «dare pene esemplari affinché cose così crudeli non accadano più, indifferentemente dal reato se compiuto da minori o maggiorenni».
L’attesa della sentenza di ieri è stata però snervante. «Dopo tanta ansia e attesa finalmente alle ore 22 circa abbiamo saputo la decisione dei giudici dai giornali. Va rivisto il fatto che non ci si possa costituire parte civile in un processo che vede coinvolti i minori. Abbiamo appreso la notizia dai giornali, noi infatti non potevamo essere lì» conclude Giuseppe Della Corte.