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lunedì, Maggio 6, 2024
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Lucia Annibali, libero l’uomo che la sfigurò con l’acido: usufruisce di una norma per gli stranieri

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Era il 16 aprile del 2013 quando Lucia Annibali venne sfregiata con l’acido su commissione del suo ex fidanzato. Autore materiale dell’accaduto fu l’albanese Rubin Talaban. Ad oggi quest’ultimo è in piena libertà in Albania dopo aver usufruito di una norma sui reati commessi dagli stranieri.

Il caso di Lucia Annibali 

Dopo 10 anni da quel tragico evento che cambiò definitivamente la vita di Lucia Annibali, nuovi sviluppi giuridici destano improvvisi cambiamenti. Colui che si occupò del lavoro sporco insieme ad un complice, viene liberato due anni prima dell’espiazione della pena in carcere. I due artefici del crimine, su mandato di un terzo, si scagliarono contro Lucia Annibali cogliendola di soppiatto. La donna mentre rincasava nel suo appartamento a Pesaro fu sorpresa sul pianerottolo da due figure nascoste nell’ombra pronte ad infliggerle un marchio indelebile. Un getto di acido le si scaraventò sul volto provocandole gravi ustioni che hanno richiesto nel corso degli anni numerosi interventi per la ricostruzione facciale.

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Da quel giorno, a causa di Rubin Talaban e Altistin Precetaj, la vita di Lucia ha preso una svolta esistenziale diversa. L’agguato, però, non era finalizzato al gusto istantaneo dello sfregio e della violenza. I due uomini, condannati entrambi a 12 anni di reclusione, avevano un unico mandante: l’ex fidanzato di Lucia. Dopo essere stato lasciato, infatti, l’avvocato Luca Varani, ex partner della vittima, aveva pianificato una vendetta orribile al fine di far conseguire all’ex compagna una vita di sofferenze. Quest’ultimo ha avuto la condanna più pesante. Per la gravità degli atti organizzati, infatti, ha ricevuto l’imposizione di 20 anni di reclusione. 

Rubin Talaban chiede perdono

Dopo anni di silenzio uno dei complici di Luca Varani si pente dei suoi errori palesando il suo dispiacere e l’odio verso se stesso per il dolore arrecato a Lucia Annibali. L’uomo, ad oggi in piena libertà due anni prima della scadenza della pena scrive una lettera di profonde scuse a Lucia Annibali. “Lucia perdonami per quel gesto brutale, ma che ho fatto…”. Queste sono alcune delle autocommiserazioni che emergono in una lettera che l’albanese ha scritto di suo pugno per poi spedirla a quella che in quel giorno fu la sua vittima. “Non riesco ad immaginarmi per più di quache secondo nei tuoi panni, vorrei abbracciarti, stringerti le mani, non sono cattivo sono solo un errore. Che io sia maledetto per sempre“. E’ in questa forma degenerativa e talvolta discordante con l’italiano corretto che l’albanese implora perdono a Lucia.

Il dolore risvegliato

Dopo aver ricevuto la lettera, risulta che Lucia avesse deciso di recludere quel mucchio di parole dolorose in un cassetto. Il modo in cui i ricordi affioravano leggendo quelle righe erano fonte di forte destabilizzazione, tali sofferenze si possono soltanto sorvolare dal racconto di quelle immagini ancora nitide e impresse nella sua memoria.

“Ricordo come mi guardò, quasi con la consapevolezza che fosse l’ultimo a vedermi così com’ero. Mi gettò l’acido in pieno volto dal basso verso l’alto, fu preciso lento e sicuro, consapevole del male che stava infliggendo. Quel perdono serve più a lui che a me anche se non so se abbia scritto tutto questo per ricevere dei permessi e delle attenuazioni. Spero non sia così, mi auguro che la società possa essere al sicuro da questi soggetti. Io non voglio vendetta, loro saranno di nuovo liberi, è questione di tempo. Il mio unico desiderio è quello di vivere tranquilla”. 

 

 

 

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