Si chiama Luigi Migliozzi e le sue dichiarazioni stanno facendo tremare il clan Moccia. I verbali del neo pentito sono state già depositati in alcuni processi contro la cosca egemone per anni tra Casoria, Afragola e dintorni. Migliozzi è stato dietro le sbarre per circa 20 giorni, poi la decisione di pentirsi e raccontare tutto quello che sa sul clan. Non ha mai avuto un ruolo di rilievo all’interno dell’organizzazione criminale, per conto dei Moccia curava il business delle estorsioni per conto di Renato Tortora, uno dei ras.

Migliozzi fu arrestato a metà dicembre scorso insieme ad altri 19 tra affiliati e boss del clan Moccia di Afragola. L’indagine, svolta dagli agenti del commissariato di Afragola, fece luce su una serie di estorsioni e anche sulla stagione delle bombe, quando tra Afragola e Casoria furono fatti  esplodere ben 20 ordigni piazzati nelle serrande di esercizi commerciali e attività imprenditoriali.

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Dalle indagini è emerso come Renato Tortora, con i gli Enrico Pietro e la moglie Rosa Mauro, avesse assunto il pieno controllo delle attività criminali a Casoria, paganto affiliati, detenuti e le loro famiglie del clan Moccia. Avvicinandosi il Natale, il clan aveva preparato una completa lista dei commercianti e degli imprenditori da sottoporre ad ulteriori estorsioni.

Il secondo pentito del clan Moccia

Clan Moccia, quello di Puzio è un pentimento eccellente: familiari sotto protezione

Un vero e proprio terremoto nella camorra a nord di Napoli. Il ras Michele Puzio ha deciso di pentirsi. Questa la decisione presa una decina di giorni fa, nei giorni scorsi i parenti dell’ex esponente del clan Moccia sono stati prelevati nelle loro abitazioni dai carabinieri di Castello di Cisterna e sono stati portati in località segreta sotto protezione. Si tratta di un pentimento d’eccellenza che andrà sicuramente a scatenare un effetto domino nella camorra di Afragola, Casoria e dintorni, dove per anni il clan Moccia ha comandato. Figura di spicco è sicuramente quella di Michele, vero e proprio ras dei Moccia, per anni reggente e braccio destro dei vertici della cosca. Ora entro 6 mesi il neo collaboratore di giustizia dovrà raccontare tutto quello che sa, dopodiché i suoi racconti dovranno essere riscontrati. Circola voce anche di un pentimento da parte dei fratelli Giuseppe e Antonio Puzio ma al momento non c’è certezza sulla decisione.

La relazione della Dia

Nell’ultima relazione della Dia è stato tracciato lo stato di salute attuale del clan MOCCIA.  “Originario di Afragola, ha per anni imposto il suo dominio criminale in gran parte dei comuni dell’area in argomento (Casoria, Frattamaggiore, Cardito, Caivano, Arzano), nei quali le attività illecite erano rimesse alla gestione di sottogruppi: questo modus operandi ha consentito alla famiglia di spostare il raggio d’azione in altre zone, prima fra tutte la Capitale, dove si sono trasferiti alcuni suoi membri. Da qualche tempo, nel predetto contesto territoriale si registra una fase di fibrillazione, in ragione di equilibri divenuti instabili per una serie di eventi giudiziari che hanno colpito i luogotenenti del clan MOCCIA e la sua architettura militare. Questa situazione si registra, in particolare, sul territorio di Afragola e Casoria dove l’assenza di elementi apicali liberi ha lasciato spazio a soggetti di terzo livello, che hanno iniziato ad operare con una maggiore autonomia gestionale”.

Sale la tensione

 

“Proprio in questi territori si è registrato un incremento di atti intimidatori, a partire dalla fine del 2018, riconducibili a una serrata lotta tra nuovi, giovani esponenti mossi dalla volontà di conquistare il controllo dei traffici di stupefacenti e delle estorsioni. Tra i vecchi luogotenenti, quello di maggiore spessore criminale è il capo del gruppo PEZZELLA, egemone a Cardito, Carditello, Frattamaggiore, Frattaminore e Crispano, alleato al clan CICCARELLI di Caivano, importante snodo campano per i traffici di stupefacenti, sotto la cui egida convivono diverse famiglie dedite ai citati traffici. A Casoria, il 13 febbraio, è stato arrestato dai Carabinieri il capo del locale clan IODICE, legato ai MOCCIA, condannato per associazione di tipo mafioso, al quale fanno riferimento due pregiudicati arrestati il 6 giugno 2019 per estorsione aggravata. Nel comprensorio territoriale di Casoria operano anche altri referenti della famiglia MOCCIA. Al riguardo, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa nel mese di marzo, ha fornito una spaccato del rapido affermarsi, a Casoria, di diversi gruppi, tutti emanazione dei MOCCIA, il cui succedersi nel controllo delle attività illecite è stato scandito dall’esecuzione di provvedimenti restrittivi a carico dei rispettivi esponenti di vertice, senza che si generassero contrasti. Uno di questi è il sodalizio BARBATO BENCIVENGA, cui fa riferimento il citato provvedimento, che a Casoria aveva preso il posto dell’articolazione  del clan MOCCIA, facente capo alla famiglia ANGELINO, dopo la morte, nel 2012, del capo clan, e il successivo arresto del padre. Nel 2014, l’arresto del capo del gruppo BARBATO-BENCIVENGA, consentì alla famiglia CERVO, già legata agli ANGELINO, di ritagliarsi uno proprio spazio criminale sul territorio. Nei comuni di Melito e Mugnano di Napoli è tutt’ora radicato il clan AMATO-PAGANO, che vi detiene il monopolio del traffico di sostanze stupefacenti e delle attività estorsive. Il 25 marzo 2019, i Carabinieri, a Giugliano in Campania, località Varcaturo, nel corso di una perquisizione presso l’abitazione del figlio, incensurato, di uno dei capi del clan AMATO, hanno rinvenuto e sequestrato oltre 75 mila euro circa in contanti, presumibilmente riconducibili ad attività illecite, documentazione varia e alcuni orologi di lusso”.