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L’ultima Messa dei Frati Francescani, il Convento sarà gestito dalla Diocesi di Aversa

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28 agosto 2022, una Domenica di Passione per la Città di Giugliano

La popolazione aveva reagito alla notizia manifestando un sentimento spontaneo di sdegno ed incredulità, di tristezza e di sfiducia, ed un senso di abbandono e di sconfitta per un paese che ormai ha perduto quasi tutto.

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di Emmanuele COPPOLA

Non riusciamo ancora ad immaginare quale sarà la vita che riprenderà a pulsare nel Convento Francescano, ma vogliamo credere che più di qualcosa continuerà a mantenersi in una continuità ecclesiale, lasciando che esso sia un riferimento religioso culturale e sociale per la più sensibile comunità della Città di Giugliano, di quella parte che crede nelle soluzioni provvidenziali della Storia, e che non scende abitualmente in piazza per manifestare un disagio emozionale, quando non sia condizionata da altre recondite finalità o da ingiustificate rivendicazioni di socializzazione di massa.

I Frati, purtroppo, se ne dovranno andare; ma il Convento non si lascia, perché rimane nella nostra disponibilità, sia come edificio monumentale sia come luogo e spazio di testimonianza ecclesiale vivificante, senza comunque allontanarsi dal sentiero tracciato dal lento passo dei Francescani che lo vennero a costituire, or son già trascorsi quattrocento anni, per stare più vicini alla popolazione di Giugliano, quasi vegliando, dalle loro eremitiche celle, sulle ambasce e sulle sue speranze, in un afflato di caritatevole assistenza materiale e spirituale.

Gli ultimi tre Frati, ormai, fra qualche giorno se ne andranno dal Convento, celebrando con noi l’ultima Messa il 28 agosto, certamente con gran concorso di popolo. Non è prevista, per l’occasione, la presenza delle riconosciute Autorità ecclesiali, ovvero della Provincia Minoritica Francescana di Napoli e Caserta e della Curia Diocesana di Aversa, che intanto avranno già concordate e statuite le modalità sostanziali della transizione dell’intera proprietà e delle ingredienti competenze gestionali.

Non vi saranno, dunque, altre ingerenze, che pure si erano pericolosamente prospettate in una sorta di preventiva contesa giurisdizionale, ordite a distanza da quanti avrebbero avuto dei reconditi vantaggi subentrando nella proprietá di tutto il complesso conventuale, o di una sua confortevole porzione, in previsione di una spartizione parcellizzata, accampando la nobile giustificazione dei preminenti interessi sociali, come dire, ad esempio, ‘‘Ci prendiamo il Convento, e ne facciamo una qualsiasi Casa di accoglienza, e magari anche un rifugio per i cani randagi’’. A questo punto, saremmo scesi veramente in piazza, per impedirne la privatizzazione, perché – avremmo detto – il Convento Francescano deve rimanere nella effettiva e controllata disponibilità dei cittadini di Giugliano, ed avremmo razionalmente compreso che l’unica buona soluzione sarebbe stata quella che, obtorto collo, era stata privilegiata dai Frati della competente Provincia Minoritica Francescana, ovvero di effettuare una donazione di tutto il Convento di Giugliano a favore della Curia Diocesana di Aversa, che lo avrebbe amministrato e gestito probabilmente con la generosa e competente disponibilità dei Parroci dell’immediata giurisdizione territoriale e di altri suoi Sacerdoti. Ma non avremmo certamente preteso di essere i diretti interlocutori del Vescovo Angelo Spinillo, perché non si sarebbe potuta ipotizzare una sorta di trattativa tra parti inconciliabili, considerato che il Convento Francescano di Giugliano, con tutte le sue riconosciute pertinenze esterne, è una proprietà privata della Chiesa, che non può essere di nuovo abolita con l’applicazione a posteriori del Regio Decreto di eversione dell’asse ecclesiastico del 7 luglio 1866, che fu una prevaricazione dell’appena costituito Stato Unitario.

Nella confusione delle pur giustificate manifestazioni di piazza, generosamente organizzate da molti concittadini per chiedere (ed imporre) al Ministro Provinciale dei Frati Minori di desistere dalla decisione di allontanare i Frati da Giugliano e di chiudere il Convento, si è detto di tutto e di più, soprattutto dilagando in libertà sulla piazza virtuale di Facebook, esprimendo sdegno, incredulità, tristezza, sfiducia, emozioni, senso di abbandono e di sconfitta per un paese che ha perduto quasi tutto, compresa la naturale identità del suo passato. Ma sono state scagliate anche delle accuse ingenerose e volgari contro lo stesso Ministro Provinciale e contro il Vescovo di Aversa, quali complici, se non autori, di un premeditato complotto a danno della Città di Giugliano, allontanando gli ultimi tre Frati per svendere il Convento a degli innominabili poteri forti.

Gli ultimi Frati francescani che nella prima settimana di set-tembre 2022 dovranno lasciare il Convento di Giugliano: Fra Gaspare Saccone, trasferito presso il Convento Sant’Antonio di Afragola; Padre Francesco Mauro Del Grosso, aggregato alla Comunità di Fondi; il Guardiano, Padre Antonio Sannino, trasferito ad Ischia, presso il Convento Sant’Antonio.
Il Chiostro del Convento nel 2005, prima degli ultimi lavori di ristrutturazione

Insomma, tante chiacchiere in libertà, come si è sempre usato fare per annunziare delle rivoluzioni, o per manifestare semplicemente il proprio giustificato dissenso occasionale, con qualche corteo, una fiaccolata, striscioni e tatzebao, grida modulate ed applausi, con tanti Evviva e Abbasso, e poi niente di più, se non l’invito ad altri a manifestarsi in qualità di presunti autorevoli interlocutori, là dove il popolo, da solo, non ci può arrivare. Ma, alla fine, tutto è bene quel che finisce bene, lasciando che la Storia, pur nelle sue minime interpretazioni locali, continui a fare il suo corso. E così siamo arrivati al 28 agosto 2022, Domenica di Passione per la Città di Giugliano, insieme congregati nella Chiesa Santa Maria delle Grazie, presso il Convento Francescano, per dare l’ultimo saluto ai Frati, quasi a richiamare la tradizionale liturgia laica dei funerali, ché – culturalmente – di un funerale si tratta. Ma, guardiamo oltre, come si è già prospettato, e andiamo avanti!

Andiamo avanti, dunque, con la certezza che ci sia stato evitato il peggio, cioè la privatizzazione occulta del nostro Convento Francescano, e qualsiasi altra ingerenza pseudo-istituzionale, che pure improvvidamente era stata ipotizzata ed invocata in diversi cortei virtuali di persone che si affacciavano dalle finestre di Facebook per pontificare e disquisire sul proprio vuoto pneumatico, gridando ‘‘Restituiamo il Convento al Comune di Giugliano!’’.

Ma siamo seri! Affidare il Convento alla gestione del Comune, ovvero di una qualsiasi Amministrazione politica, sarebbe stata una disgrazia irreparabile. Per farne che cosa? Per affidarlo, poi, a chi? E per quale successiva logica di spartizione? Abbiamo sufficiente esperienza e memoria storica per temere la definitiva dissoluzione di un patrimonio monumentale che appartiene alla Popolazione di Giugliano, e non alle sue cosiddette Istituzioni, costituite perlopiù da interessi occasionali e poco lungimiranti. Parliamo adesso di questo Convento Francescano, l’ultimo dei quattro che ci è rimasto, avendo già dimenticata e rimossa la memoria culturale del delitto politico ed amministrativo perpetrato nel 1983 con l’improvvido abbattimento del Convento delle Clarisse francescane al centro di Giugliano. Anche quello, subito dopo l’Unità d’Italia, era stato soppresso, trasferendo la proprietà al Comune di Giugliano. Quanti progetti si sarebbero potuti fare su di esso, non avendo altre emergenze monumentali! Ma il Comune, cioè gli Amministratori pro tempore, capziosamente, determinarono di abbatterlo per impiantare sulla sua nuda superficie un nuovo edificio scolastico, lasciando affogata nella stradina adiacente solo la Chiesa, risultata poi quasi inutilizzabile per qualsiasi proposta culturale.

Certamente la Città di Giugliano avrebbe bisogno di altri spazi per consentire ai suoi abitanti di socializzare e di allargare l’asfittica prospettiva di una crescita delle sue strutture istituzionali, come altri parchi pubblici, altri giardini, altre sedi di incontro per la cultura. Ma queste opportunità potrebbero essere  costituite nei cosiddetti ‘‘beni confiscati alla criminalità’’, che sono tanti e trascurati, se non incredibilmente dimenticati. Quindi, è bene che queste opportunità si vadano a cercare altrove, e non sulla proprietà del Convento.

Andiamo avanti, dunque, senza lasciarci irretire dalle improbabili sorti progressive di una qualsiasi Amministrazione comunale, e attendiamo fiduciosamente  che la Curia Diocesana di Aversa, che Sua Eccellenza il Vescovo Angelo Spinillo ci venga incontro per riaprirci il Convento Francescano, fiduciosi di ritrovarlo – soprattutto per i bambini, i ragazzi e gli adolescenti (di entrambi i sessi) – come luogo accogliente di spiritualità, di formazione e di socializzazione culturale, mantenendo anche lo spirito della identità francescana, e dove i Frati potranno sempre avere il privilegio dell’accoglienza nelle ricorrenze significative delle tradizioni liturgiche francescane.

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