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sabato, Maggio 4, 2024
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Minacce di morte al Procuratore di Napoli Nicola Gratteri, arrestato a Salerno il presunto autore

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E’ accusato di essere l’autore di una lettera, contenente minacce di morte, indirizzata all’allora Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, oggi a capo della Procura di Napoli e di un sostituto procuratore di Salerno di cui non è stata resa nota l’identità.
Un uomo, Salvo Gregorio Mirarchi, è stato arrestato dalle Squadre mobili di Salerno e Catanzaro con l’accusa di minaccia a pubblico ufficiale, aggravata dal metodo mafioso. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Salerno su richiesta della Procura della città campana.

Dall’analisi dei riferimenti presenti nel testo della lettera minatoria – si legge in una nota del procuratore Giuseppe Borrelli – la polizia giudiziaria individuava l’indagato come suo possibile autore e, per avene conferma, la Procura di Salerno ha disposto l’effettuazione di due diverse consulenze grafologiche da parte della Polizia Scientifica su due diversi missive da lui provenienti. A settembre, nell’ambito del processo The Keys, Mirarchi è stato condanna a 8 anni di carcere.

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Chi è Nicola Gratteri

Nato a Gerace nel 1958 e in magistratura dal 1986, terzo di cinque figli, nel 2016 è stato nominato all’unanimità dal CSM al posto di Procuratore della DDA di Catanzaro, proveniente dalla procura di Reggio Calabria. Nella sua carriera si è occupato di indagini come quella sulla faida di San Luca – una catena di omicidi che ha insanguinato l’Aspromonte dal 1991 al 2006 – e sulla strage di Duisburg.

Al liceo di Locri al suo compagno di banco avevano ammazzato il padre in un agguato di mafia, ricorda in La Malapianta, una conversazione con Antonio Nicaso. “In classe c’era anche la figlia di un boss”, mentre “un compagno di giochi me lo sono trovato di fronte a un’aula di tribunale”. In casa la polizia gli aveva trovato un arsenale, e lo stesso Gratteri chiese e ottenne la sua condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Nel 1974 dopo un incidente stradale finisce in coma per 12 giorni e passa tre mesi senza poter camminare. Viene folgorato dalla legalità ascoltando i ragionamenti dello zio Antonino, fratello della madre, sul letto di morte per un tumore al pancreas, e così si iscrive all’università di Catania “per evitare Messina, dove si erano iscritti molti amici e conoscenti della Locride”.

Dopo aver vinto il concorso in magistratura, sceglie di restare in Calabria nonostante ci fossero posti vacanti al nord. La sua prima indagine provoca le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e cadere la Giunta regionale, e già iniziano ad arrivare minacce e lettere minatorie. Contro l’abitazione della fidanzata vengono esplosi alcuni colpi di pistola, le dicono che sta per sposare “un uomo morto”.

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