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Morti per proteggere i bimbi dalle macerie del crollo, il retroscena sulla tragedia di Scampia

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Sono tre i morti della tragedia nella Vela Celeste di Scampia: Patrizia della Ragione, Margherita della Ragione e Roberto Abbruzzo. Un documento del 2016, avvertiva che i rischi strutturali nella Vela Celeste erano già stati evidenziati nel bando Restart Scampia. Nel testo si fa riferimento a «distacchi delle passerelle, con grave pericolo per i residenti».

Tra i quesiti posti dai pm, c’è anche il riferimento alla verifica del nesso causale tra i lavori di restyling iniziati qualche mese fa (prima tappa di ReStart Scampia) e l’incidente di lunedì scorso. Verifiche da condurre in parallelo, anche alla luce dei possibili interventi abusivi messi in campo in questi anni, in una struttura destinata a sopravvivere all’abbattimento delle altre Vele, degli altri monumenti alla decennale Gomorra di Scampia.

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Otto anni fa il primo allarme sulle condizioni dei ballatoi, come emerge anche da un episodio accaduto a un agente di polizia. È il caso ricordato dall’ex presidente di Municipalità Angelo Pisani, a proposito di un agente di polizia scampato miracolosamente al crollo di un ballatoio durante un servizio ordinario ai piani alti della Vela Celeste.

Tra i punto da approfondire, su cui la Procura di Napoli dovrà fare luce, c’è il capitolo degli allarmi inascoltati, del disastro annunciato, dei tanti sos lanciati dal popolo delle Vele, che non hanno comunque sortito alcun effetto sotto il profilo degli interventi amministrativi. Fatto sta che i pm hanno acquisito alcune note risalenti agli anni scorsi, da cui emerge la consapevolezza istituzionale delle condizioni di degrado e di pericolo di ballatoi e passarelle interne.

La ricostruzione della tragedia di Scampia

Anche se erano zia e nipote, le due vittime della tragedia di Scampia avevano solo sei anni di differenza. Margherita Della Ragione aveva 35 anni, Roberto Abbruzzo ne aveva 29. Entrambi sposati, entrambi genitori, stavano trascorrendo una serata in famiglia assieme ad altri parenti e ai rispettivi figli quando si è verificato il tragico evento. Tutte le persone coinvolte erano imparentate fra loro, la serata era speciale soprattutto per le sette cuginette che si erano ritrovate e avevano lungamente giocato assieme prima del drammatico crollo che ha trascinato giù per tre piani l’intero nucleo familiare, mettendo fine a una serata di gioia e aprendo le porte al lutto e alla disperazione.

Roberto era sposato con Martina Russo, anche lei rimasta ferita nel crollo. Due anni fa è nata la loro bimba, c’era pure lei su quel maledetto ballatoio e adesso è ricoverata con le sue cuginette al Santobono.

Roberto Abbruzzo attualmente era impegnato come dipendente in una macelleria.

Licenza media conseguita alla scuola-simbolo di Scampia, la Alpi-Levi, il fulcro della vita di Roberto era proprio la famiglia, lo raccontano tutti, lo ha raccontato fino all’altro giorno lo stesso Roberto in una pagina social che traboccava di amore per la piccina e per la moglie Martina.

Non esistono certezze sulla sequenza degli eventi, eppure chi era sul posto nella maledetta sera di lunedì sostiene che «Roberto è morto per salvare le bambine».

 Margherita Della Ragione era una donna solare, piena di vita e di entusiasmo. Il suo profilo social è un rincorrersi di immagini delle piccine, c’è un video che, guardato adesso, fa venire il magone. Sul profilo social di Margherita Della Ragione è l’ultimo messaggio postato a lasciare di sasso, come se avesse avuto il sentore di quello che sarebbe accaduto di lì a poche ore, anche se è impossibile che sia così. Margherita decide di pubblicare una lunga preghiera rivolta a Gesù, si tratta dell’audio prelevato dalla pagina di una tiktoker, Adele Valentino, che affronta temi religiosi e utilizza anche la lingua napoletana per creare i suoi post di preghiera. Margherita come ultimo messaggio posta il suo volto, a metà, con parole in napoletano che scorrono e dicono «fammi luce lungo il mio percorso, guidami sempre con il tuo amore che è grande assai e non chiede niente in cambio». Le parole proseguono fino alla chiusura: «So di non essere perfetta ma se qualche volta non ce la faccio, ti prego, fammi sempre sentire avvolta dalle tue braccia».

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Redazione Internapoli
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