Almeno mezza squadra del Napoli non vedeva l’ora che l’arbitro Chiffi fischiasse la fine dell’incontro. Gli ultimi 20 minuti della trasferta al Dall’Ara sono stati un vero e proprio conto alla rovescia, cominciato ufficialmente con il doppio cambio Juan Jesus-Olivera, che è sembrato più un segnale di resa che una mossa tattica.
La resa psicologica, in realtà, era arrivata molto prima: il gol di Dallinga all’inizio della ripresa aveva già tagliato le gambe agli azzurri, e il raddoppio di Lucomi – nato da un calcio piazzato contestato – ne è stata la naturale conseguenza.
Se la prestazione in campo è stata traumatica, il dopo gara non ha risparmiato ulteriori colpi. Le dichiarazioni alla stampa di Antonio Conte sono arrivate come fendenti su un Napoli già ferito da quanto avvenuto negli spogliatoi. Il silenzio iniziale dei calciatori è stato rotto dall’allenatore salentino, il cui sdegno non è stato smorzato, come spesso accade, dall’attenzione di Lele Oriali.
Neanche il campione del mondo 1982 è intervenuto questa volta: Conte ha parlato chiaro, senza filtri, agli azzurri, ribadendo in conferenza stampa il tono crudo e diretto utilizzato negli spogliatoi. Nessun giocatore ha provato a controbattere; la sensazione era che nessuno avesse la forza o la lucidità per farlo.
Alcuni temevano che lo sfogo, doppio e senza mediazione, potesse preludere alle dimissioni del tecnico. Nella chat dei calciatori partenopei, c’è chi ha espresso preoccupazione, mentre l’unico telefono a squillare è stato quello del capitano Giovanni Di Lorenzo, contattato dal direttore sportivo Giovanni Manna per valutare l’umore della squadra dopo una giornata destinata a rimanere negli annali dei supporter azzurri per il trauma vissuto.


