Era nata a Napoli ed è una costola dell’indagine della Digos e della procura partenopea sull’Ordine di Hagal, l’inchiesta che ha consentito di sgominare il gruppo fascista e neonazista Werwolf Division. Notificate di 12 misure cautelari disposte dal gip di Bologna. A Napoli il giudice, cui la Procura aveva chiesto le misure cautelari (i sostituti procuratori Claudio Orazio Onorati e Antonello Ardituro, poi alla DNA), pur confermando l’impianto probatorio raccolto, ha ritenuto competente Bologna dove poi è confluito il fascicolo.
Il coordinamento dell’Antimafia e dell’Antiterrorismo
L’inchiesta è poi andata avanti con la collaborazione della Polizia di Stato e le procure delle due città sotto il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo guidata dal procuratore Giovanni Melillo. L’organizzazione, grazie al web, era diventata un ente diffuso che riusciva ad azzerare le distanze tra le sue varie cellule sparse sul territorio e a portare avanti anche da remoto i propri progetti sovversivi.
Preparavano un attentato contro la premier Meloni
Secondo la Digos bolognese il gruppo, negazionista della Shoah, voleva a sovvertire l’attuale ordinamento per instaurare uno stato etico e autoritario incentrato sulla razza ariana. Sarebbero stati disposti anche ad azioni violente. Nei loro piani ci sarebbe stato anche il progetto di un attentato alla premier Giorgia Meloni. Una cellula organizzata, già in grado di colpire arruolando lupi solitari via Telegram.