Il Gip di Cosenza ha disposto la scarcerazione di Acqua Moses, il 43enne fermato assieme alla moglie con l’accusa di avere sequestrato martedì scorso una neonata nella clinica in cui era stata partorita.
“Il mio assistito – ha detto il suo difensore, Gianluca Garritano – è stato creduto totalmente perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza portata avanti dalla moglie. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie”.
“Rosa Vespa – ha aggiunto l’avvocato Garritano – aveva un pancione credibile che la faceva sembrare incinta. Ha mostrato al marito anche una lettera di dimissioni dalla clinica”. Acqua Moses ha già lasciato il carcere di Castrovillari, dov’era detenuto.
Anche Rosa Vespa aveva difeso il marito: “Lui non sapeva nulla”
Nell’interrogatorio degli agenti della squadra mobile di Cosenza, Rosa Vespa si è presa totalmente la colpa di quello che è successo difendendo così il marito: “Ho organizzato il sequestro della neonata, da sola. Mio marito non è mai stato al corrente dell’iniziativa“, le sue parole riportate dal Corriere. Lui, invece, ha attaccato la moglie: “Mi hai rovinato la vita“.
Acqua Moses, al momento del blitz degli agenti mentre era in corso la festa per l’ingresso a casa di quello che secondo Rosa doveva essere suo figlio Ansel, è apparso spaesato e sorpreso di quanto stava accadendo. Avrebbe inoltre affermato di ignorare il fatto che in quella tutina azzurra ci fosse in realtà Sofia, la neonata rapita poche ore prima.
Secondo quanto è emerso dalle testimonianze di familiari e conoscenti della coppia, la donna aveva simulato per nove mesi una gravidanza fino all’annuncio, l’8 gennaio scorso, della nascita di suo figlio. Ai familiari, in quei giorni, avrebbe detto che andava a partorire da sola perché c’erano dei casi Covid in clinica e, successivamente, che il bambino era rimasto in clinica per degli accertamenti. Accertamenti in corso per verificare la veridicità del racconto ma anche per chiarire la posizione della clinica. Troppo facile, hanno sostenuto gli investigatori, entrare, ma soprattutto uscire con una neonata in braccio.