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sabato, Giugno 28, 2025
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“Non mandava niente a Mugnano…”. Il retroscena su Vincenzo Nappi, ammazzato nel ristorante a Melito

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Nell’ultima ordinanza sugli Amato-Pagano spicca più volte il nome di Vincenzo Nappi, detto ‘o Pittore, ras della cosca degli Scissionisti, ucciso in un agguato il 23 gennaio del 2023. Nell’inchiesta è indagato il figlio di Nappi, il giovane Giuseppe Emanuele Nappi, finito ai domiciliari.

L’indagine prende spunto proprio in seguito alla scarcerazione di ‘o pittore, avvenuta il 3 agosto 2020. Nappi era ritenuto capo-zona a Melito per conto del clan Amato Pagano. Ruolo che ricopre fino al giorno della sua morte.

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Il grave episodio delittuoso determina – secondo quanto ricostruito dai magistrati – fibrillazioni all’interno del clan. Quando venne scarcerato, Vincenzo Nappi ritornò a Melito e riprese i contatti con i suoi vecchi compagni e con altri giovani con i quali si riuniva quasi quotidianamente presso diversi esercizi commerciali.

Sul suo omicidio non ci sono ancora arresti ma si propende per la pista dell’epurazione interna. 

Vincenzo Nappi era entrato nel ristorante “Gaetano e Teresa” in via Rossi a Melito in compagnia di tre uomini, che si allontanarono subito dopo la sparatoria. Nel locale c’erano pochi clienti in quel momento, terrorizzati dall’irruzione di due sicari a volto scoperto che spararono entrambi con pistole calibro 7,65 e 9 mentre il terzo del commando copriva loro le spalle all’esterno. Almeno otto proiettili raggiunsero alla testa e al torace il bersaglio, seduto a tavola con l’antipasto davanti. Il pregiudicato ebbe appena il tempo di rendersi conto di quanto accadeva, morì all’istante tra il fuggi fuggi generale.

Due volte sposato, due figli con la prima moglie e con la seconda incinta, Vincenzo Nappi era stato scarcerato ad agosto del 2020 con sorveglianza speciale conclusa poi a ottobre dello stesso anno. I carabinieri della compagnia di Giugliano lo avevano arrestato nel 2011 dopo tre mesi di latitanza per un’inchiesta su droga e camorra: in manette finirono in otto. Tornata la pace tra i Riccio di Marano e gli Amato di Melito grazie alla mediazione di “Zia Rosaria”, al secolo Rosaria Pagano, “’o pittore” si era stabilito nel comune di  Melito diventando uno dei principali capizona e nulla lasciava pensare a un agguato nei suoi confronti. Diversamente dal 2001, quando finì apertamente nel mirino e su di lui pendeva “una condanna a morte”, come mise a verbale il pentito Giovanni Illiano: «Si doveva colpire perché teneva tutto il giro dei soldi di Mariano Riccio».

Col suo ritorno a Melito avevo preso di nuovo in mano le redini del clan, ma pare che la cosa non mettesse d’accordo tutti, soprattutto per il comportamento di ‘o pittore che secondo alcuni affiliati  “chiudeva le fatiche e non ci mandava niente a Mugnano”.

I riferimenti  all’omicidio di Nappi fanno intendere che il medesimo
non era considerato corretto dal gruppo di Mugnano perché quando concludeva le
estorsioni (“chiudeva le fatiche”) non mandava i soldi dovuti.

A Melito, dopo l’omicidio di Nappi, era subentrato al potere Enrico Bocchetti il quale era divenuto reggente.

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