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martedì, Aprile 30, 2024
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Novità in arrivo per le pensioni nel 2024: tagli agli assegni alti, ritocchi alle minime e la “Quota 103”

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Tema caldo e ampiamente in discussione sarà, nel 2024, quello relativo alle pensioni. Argomento che, partire dalla stretta su quelle dei medici, ha accompagnato tutto il dibattito sulla manovra e che vedrà il governo impegnato sia in questo rush finale del 2023. Dopo la pausa natalizia l’approdo in Aula a Montecitorio per una approvazione rapida ma senza fiducia che – in base agli accordi tra capigruppo – arriverà nella giornata del 29 dicembre quando dovrebbe essere approvata la legge di bilancio.

Prorogata di un anno della “Quota 103”

C’è un emendamento proposto dal governo che modifica il testo originario: limita la riduzione solo a chi matura i requisiti per la pensione anticipata, cioè 41 anni e 10 mesi di contributi (le donne); 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini), 41 anni di contributi (i precoci) dal 1° gennaio 2024 in cambio di un aumento della finestra mobile dai tre mesi attuali a nove mesi (dal 1° gennaio 2028).

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Confermata inoltre la proroga di un anno di “Quota 103”. Si potrà lasciare il lavoro solo con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Ma chi sceglierà la strada della pensione nel 2024 si troverà un assegno decurtato: il calcolo non sarà più effettuato sulla base del sistema misto (retributivo/contributivo) ma solo sulla base degli effettivi contributi versati e l’assegno, fino al compimento dei 67 anni, non potrà avere un valore lordo superiore a 2272 euro al mese. Viene confermato l’incentivo al posticipo al pensionamento. Chi ha maturato i requisiti di “Quota 103” entro il 31 dicembre 2023 mantiene le condizioni più favorevoli esistenti.

Le altre novità in arrivo e le pensioni per i giovani

Verrà prorogata l’Ape Sociale sino al 31 dicembre 2024 ma sale il requisito anagrafico. Chi ha almeno 63 anni potrà andare in pensione con almeno 63 anni e cinque mesi. Non ci sarà un ampliamento delle categorie di lavoratori cosiddette gravose e in più non sarà possibile cumulare prestazioni con i redditi di lavoro dipendente o autonomo ad eccezione del lavoro occasionale entro un massimo di 5 mila euro l’anno. Assegno calcolato col sistema misto ma con un massimo di 1500 euro lordi fino al compimento dei 67 anni di età quando, cioè, scatta la pensione di vecchiaia.

Capitolo giovani, cioè chi ha iniziato a versare i contributi a partire dal 31 dicembre 1995. Per queste categorie di lavoratori varrà il calcolo del contributivo puro. Viene eliminato il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi ma viene inserito un limite diversificato – spiega il portale “Pensionioggi” – per accedere alla pensione a 64 anni e 20 anni di contributi. “In particolare si sale a 3 volte l’assegno sociale salvo si tratti di donne con figli nel quale caso la soglia resta pari a 2,8 volte se c’è solo un figlio e scende a 2,6 volte in presenza di almeno due figli”.

Chi andrà prima in pensione dovrà comunque aspettare lo scatto dei 67 anni di età. L’assegno per chi sceglie di lasciare il lavoro, ad esempio, a 64 anni e 20 anni di contributi, non potrà eccedere le 5 volte il minimo Inps (cioè circa 2.840€ lordi al mese). Oggi questo limite non c’è.

Invariate le pensioni di anzianità di medici, funzionari di enti locali, ufficiali giudiziari e maestri

Altro tema delicato e su cui il Governo si è espresso solo al termine di una lunga riflessione, quello relativo alle pensioni di anzianità di medici, funzionari di enti pubblici, ufficiali giudiziari e maestri, le cui pensioni non verranno tagliate. Niente tagli anche per coloro che decideranno di andare in pensione entro il 31 dicembre di quest’anno. Le decurtazioni degli assegni scatteranno invece per i prepensionamenti. Per un riordino complessivo del settore bisognerà aspettare i prossimi mesi, il tema resta sul tavolo del governo visto l’invecchiamento progressivo del Paese a fronte di una natalità ai minimi termini, in attesa di una riforma complessiva del sistema previdenziale.

I tagli sulle pensioni degli statali ex iscritti agli Istituti di Previdenza del Ministero del Tesoro (e fra questi i medici già iscritti alla CPS, Cassa Pensioni Sanitari, poi confluita nell’Inpdap, infine assorbito dall’Inps) colpiranno dunque solo le pensioni anticipate maturate a partire dal 1° gennaio 2024. Su queste pensioni, poi, oltre al taglio della quota retributiva ante 1996, si abbatterà anche (per recuperare la spesa necessaria a tenere indenni le pensioni di vecchiaia) un allungamento delle cosiddette finestre di uscita, attualmente pari a tre mesi, che si amplieranno gradualmente fino a raggiungere i nove mesi dal 1° gennaio 2028.

 

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