Stese per sancire la predominanza sul territorio, ma anche come passatempo. Sparavano a qualsiasi ore del giorno e della notte, anche per scherzo, i presunti esponenti del clan Verde fermati nella notte a Sant’Antimo. In tre mesi di indagine, i militari dell’Arma della Compagnia di Giugliano, guidati dal capitano De Lise e coordinati dalla DDA, hanno accertato decine di episodi di sparatorie. Nelle intercettazioni ambientali contenute nel decreto di fermo, infatti, sono riportate diverse conversazioni tra i presunti affiliati in cui si parla di spari. I soggetti andavano in giro a provare le pistole che avevano in dotazione, sparando contro le bottiglie come bersaglio o in aria.
Particolare un episodio riportato nel provvedimento di fermo, che fa cenno ad un agguato ai danni di un giovane che però non era la persona indicata. “Nun ‘o sparà, nun è iss. Chill è nu bravo guaglione”, disse un affiliato all’amico dopo aver esploso alcuni colpi di pistola. I proiettili, per fortuna, non raggiunsero il giovane che però non riferì nulla ai carabinieri. I militari dell’Arma hanno dovuto lavorare in un clima di omertà e paura che attanaglia la città di Sant’Antimo, dove nessuno pare aver visto e sentito nulla in questi mesi, tranne le bombe che periodicamente vengono fatte esplodere nei pressi di attività commerciali dei clan rivali o vittime che non hanno voluto pagare il racket.
I 6 presunti affiliati al clan Verde, ritenuto alleato con la famiglia camorristica dei “Ranucci”, sono accusati di estorsione e di detenzione e di porto illegale di armi e ricettazione, reati aggravati dal metodo e da finalità mafiose. Si tratta di Michele Aliberti, Gaetano Ciuffa, Mario Curtiello, Sergio Iannicelli, Eduardo Turacci, Gennaro Celentano.