giovedì, Luglio 31, 2025
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Omicidi della faida di Miano, i ras del clan Scognamiglio e evitano l’ergastolo

Niente ergastoli per i rad del clan Scognamiglio. Nonostante la richiesta del massimo della pena avanzata solo qualche settimana fa dal pubblico ministero della Dda. Gli omicidi quelli di Salvatore Milano e Antonio Avolio. Per il primo dei due delitti, quello di Salvatore Milano, Salvatore Ronga e Giovanni Scognamiglio hanno rimediato 28 anni di carcere mentre Bernardo Torino è stato condannato a 30 anni. Ronga era difeso dall’avvocato Rocco Maria Spina, Scognamiglio dall’avvocato Domenico Dello Iacono mentre Torino dal tandem composto dai penalisti Leopoldo Perone e Domenico Dello Iacono. Per l’omicidio di Antonio Avolio Luca Isaia ha rimediato 28 anni di reclusione: il ras era difeso dall’avvocato Carlo Ercolino. Poche settimane fa Scognamiglio, Ronga e Isaia avevano chiesto scusa alle famiglie delle vittime ammettendo gli addebiti. Nessuna volontà di collaborare con la giustizia. L’unico a fare scena muta era stato Torino che, nonostante tale linea difensiva, è riuscito, grazie ai suoi legali, ad evitare il massimo della pena.

Salvatore Milano fu ucciso nel bar Rosetta in via Vittorio Veneto a Miano. Il ras, ucciso nell’aprile del 2021, fu giustiziato da sette colpi di pistola come ‘raccontato’ dall’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha di fatto decapitato gli eredi del vecchio clan Lo Russo. Per l’omicidio di Miano sono indagati Giovanni Scognamiglio, Carlo Perfetto, Fabio Pecoraro, Salvatore Ronga e Bernardo Torino che, secondo la Procura, accompagnò nei pressi del bar Pecoraro e Scognamiglio indicati come killer.

Antonio Avolio fu invece ucciso il 24 giugno del 2021: fu avvicinato mortalmente mentre percorreva in scooter via Comunale Vecchia Piscinola. La matrice camorristica dell’omicidio appariva sin da subito evidente, oltre che per le modalità dell’azione, anche per la nota vicinanza della vittima al gruppo criminale di Ngopp Miano. Il collaboratore di giustizia Emmanuele Palmieri ha ammesso di aver partecipato in prima persona la preparazione dell’agguato ed era stato inoltre designato per la sua concreta attuazione, anche se all’ultimo momento per imprevedibili circostanze mancava di presentarsi all’appuntamento concordato, salvo poi adoperarsi per recuperare Isaia, subito dopo il delitto