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giovedì, Aprile 18, 2024
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Ucciso per aver chiesto il ‘pizzo’ al fedelissimo di Provenzano, caso risolto dopo 19 anni

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Ucciso per aver chiesto il ‘pizzo’ al fedelissimo di Provenzano, caso risolto dopo 19 anni. Ieri sera la Squadra Mobile della Questura di Messina, Sezione di contrasto alla Criminalità Organizzata e Catturandi, eseguiva all’ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere, richiesta dalla Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, a carico di Domenico Virga.  Uomo considerato elemento di spicco di Cosa Nostra, segnatamente, del mandamento di San Mauro Castelverde-Gangi. Virga ritenuto mandante dell’omicidio di Francesco Costanza, commesso nella strada tra San Fratello ed Acquedolci nel settembre del 2001.

IL GIORNO DELL’OMICIDIO

Alle ore 7:30 circa del 29 Settembre del 2001, nell’agro della Contrada Cartolari di Acquedolci a Messina, venne ritrovato il cadavere di Francesco Costanza inteso “Franco”, tusano, classe. ‘53. Vittima uccisa a colpi di arma da fuoco esplosi con una pistola calibro 7,65. Successivamente finito con alcuni colpi di pietra al capo. La vittima, gravitante negli ambienti della criminalità organizzata di Mistretta, era già stato oggetto di molteplici azioni investigative della Direzione Distrettuale Antimafia messinese.

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INDAGINI SULL’OMICIDIO

Le indagini sull’omicidio in parola non portavano all’identificazione di mandanti ed esecutori. Invece ricostruita compiutamente il circuito relazionale-criminale della vittima e e l’inserimento del Costanza nel contesto malavitoso delle famiglie operanti al confine tra le province di Messina e Palermo.

A dare un contributo rilevante alle indagini sono state le recentissime dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Carmelo Barbagiovanni, inteso “U muzzuni”, attualmente detenuto. Lui è stato esponente della famiglia mafiosa dei batanesi, riconducibile a Cosa Nostra. Organizzazione operante principalmente sull’estremo versante tirrenico della Provincia di Messina.

IL RACCONTO DEL PENTITO

In relazione all’omicidio di Francesco Costanza, Barbagiovanni forniva una precisa descrizione del contesto in cui esso maturava e delle efferate modalità di esecuzione. Inoltre si autoaccusava dell’azione criminosa. Secondo le parole del collaboratore, a commettere l’omicidio sono stati egli stesso e Sergio Costanza, assassinato nelle campagne di Centuripe nel 2010. Il primo ottobre 2010 nel Comune di Centuripe, è stato, difatti, rinvenuto il corpo privo di vita di Costanza. Il classe ’74 ucciso da svariati colpi di fucile mentre era appena giunto al consorzio irriguo dove lavorava. Uno dei colpi, probabilmente costituente un preciso segnale, esploso ai genitali dell’uomo.

IL MOVENTE DELL’OMICIDIO COSTANZA

Secondo le evidenze investigative raccolte il movente dell’eliminazione di Francesco Costanza è da ricercarsi nella circostanza che l’uomo avesse richiesto a titolo di estorsione del danaro a ditte impegnate in lavori nel comprensorio territoriale insistente ai confini tra le province palermitana e messinese. Alcune delle quali riferibili all’imprenditore Michele Aiello di Bagheria, ritenuto vicinissimo al capo di Bernardo Provenzano. Aiello era già implicato nella vicenda giudiziaria delle talpe in procura a Palermo che ha altresì visto il coinvolgimento dell’allora Presidente della Regione Siciliana, membri delle forze dell’ordine ed esponenti della sanità privata dell’Isola.

IL RUOLO DI PROVENZANO

Quindi Costanza formulò pretese estorsive nonostante fosse già stata effettuata la  “messa a posto” ed in seguito alle “lamentele” di Aiello. Giuffrè sensibilizzato in merito dal Provenzano, si rivolse a Virga per risolvere la questione che a sua volta, interessò della cosa i referenti della famiglia mistrettese.

La Squadra Mobile di Messina, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura peloritana ha, quindi, avviato una serratissima attività di riscontro alle dichiarazioni del Barbagiovanni.

Accertato come le parole del pentito siano perfettamente sovrapponibili a quelle rese, circa 20 anni prima, dal collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè, alias Manuzza, elemento di assoluto rilievo di cosa nostra palermitana, già capo mandamento di Caccamo e vicinissimo a Provenzano. Più di recente da Carmelo Bisognano, uno dei più autorevoli rappresentanti della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto. Per anni ricoprì il ruolo di leader indiscusso di quella particolare articolazione del clan “dei barcellonesi” meglio conosciuta come gruppo “dei mazzarroti”.

IL SUMMIT PER L’OMICIDIO

I collaboratori parlavano del summit all’esito del quale fu decisa l’eliminazione del Costanza, svoltosi qualche settimana prima dell’omicidio in un casolare abbandonato aTusa. Alla riunione in questione presero parte elementi di assoluto rilievo delle famiglie mafiose delle province di Palermo e Messina. Si tratta ossia di Domenico Virga (nipote del boss Peppino FARINELLA) per i palermitani. Sebastiano Rampulla (fratello del più noto Pietro, “artificiere” della strage di Capaci del ‘92 e oggi deceduto) per i mistrettesi, Carmelo Bisognano per i barcellonesi e Barbagiovanni per i batanesi.

Peraltro, nel corso dell’incontro, i maggiorenti delle famiglie mafiose chiesero a Costanza spiegazioni sia in merito a somme di danaro da lui trattenute, nonostante fossero destinate a compagini mafiose palermitane, che alla richiesta del pizzo a ditte già protette dalle stesse. Non ritenendo convincenti le giustificazioni addotte dal Costanza, i presenti al summit lo congedavano, perfezionando poco dopo il proposito di ucciderlo. Presa la decisione di eliminare Costanza, l’incarico fu “affidato” ai batanesi, ed Barbagiovanni commise l’omicidio in concorso con Sergio Costanzo.

LA PUNIZIONE PER LO SGARRO

L’omicidio di Costanza deciso dai vertici delle famiglie mafiose operanti tra le province di Palermo e Messina. Volevano punire uno “sgarro” imperdonabile. Omicidio utile anche a saldare i già esistenti rapporti tra le medesime consorterie criminali. Costanza “disturbò” chi si era già messo in regola con le compagini malavitose dei luoghi ove vengono eseguiti lavori. Si tratta di realizzazioni di strade interpoderali in agro di Mistretta.

I RESPONSABILI DELLA MORTE DI COSTANZA

L’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Messina ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti di Virga. Accolto l’imponente quadro indiziario raccolto incrociando anche le dichiarazioni rese dai tre collaboratori di giustizia, per di più rese in un contesto temporale assolutamente diverso. Reputato mandante dell’omicidio di Costanzo, in concorso con Rampulla, mandante ormai deceduto, Barbagiovanni, esecutore materiale e reo confesso, e Sergio Costanzo esecutore materiale, come detto anch’egli deceduto.

Ieri a Palermo il personale della Squadra Mobile di Messina, coadiuvato dall’omologa struttura investigativa del Capoluogo di Regione e con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, ha provveduto al rintraccio ed alla cattura di Virga. Una volta espletate le formalità di rito si trova nella Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli a disposizione dell’A.G. procedente.

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