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venerdì, Aprile 19, 2024
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Omicidio Grillo sul litorale Domizio, la super perizia della difesa smentisce l’accusa

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Si è tenuta ieri, nell’aula della Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, dinanzi al Presidente Donatiello ed al Consigliere De Sanctis, l’udienza a carico di Ulderico Piccolo, per l’omicidio di Angelo Grillo, avvenuto a seguito di una lite scoppiata dopo la cena tenutasi a casa dell’imputato, la sera del 24 maggio 2020.

Dopo l’accoltellamento il Piccolo accompagnò immediatamente il Grillo presso l’ospedale di Pineta Grande, ma per il giovane non ci fu nulla da fare poiché la pur piccola lama del coltello da tavola utilizzato per colpirlo, attinse il pericardio ed il ventricolo sinistro, provocandone un trauma dalle conseguenze irreversibili.

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Ed è proprio sulla prova scientifica che ci si è soffermati all’ultima udienza, che ha visto protagonista il consulente della difesa, Professor Giovanni Arcudi, Direttore del Dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Roma Tor Vergata, citato dai difensori del Piccolo, Professor Carlo Taormina e l’Avvocato Marco Sepe.

Ebbene il consulente, attraverso l’analisi delle risultanze raccolte nell’immediatezza dai Carabinieri, dell’autoposia, e di quelle tossicologiche, ha smentito punto su punto quanto dedotto dal consulente del Pubblico Ministero, che a quel punto si è visto costretto a chiedere una ulteriore udienza per poter contro dedurre alla presenza del proprio tecnico di parte.

Il nucleo centrale della spiegazione, infatti, è relativo alla sequenza dei colpi inferti che in totale sono tre. Il Professor Arcudi, ha stabilito che i primi due, sarebbero quelli non mortali e frutto della iniziale colluttazione tra il Grillo (che aveva un tasso alcolemico tre volte il consentito 1,7g/l) ed il Piccolo; mentre l’ultimo, accidentale, figlio dell’avvinghiamento tra vittima e padrone di casa, che stretto nella morsa e con le braccia bloccate, a distanza ravvicinata, nel muoverle avrebbe colpito l’amico nella regione centrale del corpo, data la notevole differenza di statura, causandone la morte.

La velocità dell’azione, ed il dato scientifico raccolto, avevano suscitato molteplici dubbi negli avvocati, in relazione alla consulenza depositata dalla Pubblica Accusa. Specie sulla sequenza dei colpi che era stata confessata dall’imputato la sera stessa del delitto in assenza dei difensori; nonché sulla deformazione della lama, che la difesa ha sempre sostenuto essere frutto della caduta in cui incorse il Piccolo, dopo aver colpito il Grillo, che a quel punto gli liberò le braccia lasciandolo cadere all’indietro.

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