Alla vigilia del processo di appello per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, i genitori, Antonio e Tina, hanno scritto una lettera carica di dolore. “La vita di Francesco Pio Maimone, un ragazzo per bene, lavoratore instancabile, generoso e con tanta voglia di vivere e di amare, si è spenta per sempre a causa di una scarpa sporca. Per noi un dolore atroce, una condanna a vita”. Oggi, giovedì 6 novembre 2025, prende avvio il giudizio d’appello a carico di Francesco Pio Valda, già condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio del loro figlio.
“Oggi ha inizio il processo di appello per Francesco Pio Valda – scrivono i due genitori – condannato all’ergastolo per l’omicidio di nostro figlio Francesco Pio Maimone, ucciso a 18 anni, vittima innocente della criminalità. La notte del 20 marzo 2023, fra i tanti giovani che la domenica trascorrono un po’ di tempo con gli amici seduti in un locale a conversare e a scherzare, c’era anche nostro figlio. All’improvviso, Pio viene colpito al petto da un proiettile vagante: muore quasi all’istante, senza sapere perché, senza comprendere cosa era successo, senza capire perché stava per lasciare questo mondo. Le sue ultime parole, mentre la sua giovane vita stava per finire, sono state ‘Non respiro più’. Quella notte si è fermato anche il nostro respiro. Nostro figlio è morto senza una ragione che possa giustificare la sua morte: Francesco Pio Valda ha sparato ad altezza d’uomo, in modo del tutto folle e violento, solo perché qualcuno ha sporcato con un drink le sue scarpe nuove e costose”.
Parole di dolore, ma anche di fiducia nella giustizia, quelle della famiglia Maimone, che ha voluto lanciare un appello alle istituzioni affinché tragedie come quella di Francesco Pio non si ripetano. “A sparare un giovane che allora aveva 20 anni. Il dolore è stato atroce. Una condanna a vita. Nonostante ciò, in memoria di nostro figlio che era un ragazzo buono, con valori importanti, abbiamo voluto confidare nella giustizia e nelle istituzioni. Francesco Pio Valda è stato condannato all’ergastolo nella sentenza di primo grado. Una sentenza giusta. Una sentenza che oggi, più che mai, in una realtà sociale dove molti giovani stanno perdendo coscienza del valore della vita, vuole essere una certezza nell’affermare il diritto alla vita e un monito per le nuove generazioni che hanno bisogno di riflettere e fare scelte consapevoli sulla base di valori riconosciuti. Negli ultimi tempi – concludono nella lettera – in tutta Italia, sono sempre più numerose le vite spezzate di ragazzi innocenti per mano violenta di altri ragazzi coetanei. Non si può andare avanti così. Le istituzioni, a vario livello, devono necessariamente impegnarsi per rispondere a quella che oggi è un’emergenza nazionale. Noi continuiamo a confidare nelle istituzioni e nella giustizia”.


