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lunedì, Maggio 6, 2024
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Operaio sequestrato da tre clan a Scampia, confermate le condanne di primo grado: esclusa l’aggravante camorristica

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Ottanta anni di carcere. Non si va oltre le condanne di primo grado per i ras dell’area nord (appartenenti a ben tre formazioni criminali) alla sbarra per il sequestro dell’operaio Stefano Pettirosso. Nel processo che si svolge con rito abbreviato sono state dunque confermate le condanne di primo grado con la Corte d’Assiste d’Appello di Napoli che ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dal pubblico ministero relativamente all’esclusione dell’aggravante camorristica.

Nello specifico il ras Gennaro Caldore, detto cioccolata, si è visto confermate la condanna a 14 anni, 18 anni per Costantino Raia, 11 anni per Pasquale Pandolfo e Antonio Ronga, 12 per il neo collaboratore di giustizia Salvatore Roselli, otto per Nunzio Pecorelli, sette anni e otto mesi per Emanuele Mincione, Giovanni Strazzulli e Pasquale Concilio. Fondamentali per permettere ai loro assistiti di evitare una stangata le argomentazioni dei loro difensori (nel collegio difensivo gli avvocati Leopoldo Perone, Luigi Senese, Domenico Dello Iacono, Dario Carmine Procentese e Nicola Pomponio) che hanno ottenuto la conferma dell’esclusione dell’aggravante camorristica. Da sottolineare la conferma della pena di soli 8 anni per il ras Pecorelli, nonostante le gravi accuse a suo carico il legale, Dario Carmine Procentese, è riuscito ad ottenere una condanna non elevata.

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Le parole del pentito

«Una volta legatomi mi hanno chiuso dentro un piccolo locale. Su un banchetto davanti a me c’erano un coltello e quatto pistole tutte di colore scuro, una piccola e un’altra di grandi dimensioni. Dopo aver posato coltello e pistole il soggetto con il jeans e il giubbotto di colore grigio mi riferiva queste testuali parole in dialetto napoletano:’Ora ti taglio tre dita e gliele porto a tua madre. Poi se tua madre ha chiamato le guardie con queste pistole ti prendiamo e ti spariamo’».

Inizia così il racconto agghiacciante dell’operaio Stefano Pettirosso, rapito nei primi mesi del 2020. Come ricostruito nell’ordinanza i ras, sotto la minaccia delle armi, lo condussero prima nei giardinetti pubblici di Chiaiano e, successivamente, in un garage di Scampia. Lì, dopo essere stato legato a una sedia, rimase segregato per diverse ore fino a quando i suoi familiari non consegnarono ai sequestratori 40mila euro in contanti a fronte dei 50mila inizialmente richiesti. Il denaro sarebbe stato spartito tra i membri dei tre gruppi coinvolti.

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