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giovedì, Maggio 2, 2024
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Oscar Pistorius esce dal carcere, 11 anni fa uccise la fidanzata

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Le persone famose, che sia per sport, musica, arte, sono spesso d’ispirazione per gli altri, soprattutto per i più piccoli, arrivano a divenire idoli. Tutta l’ammirazione cade quando ci si rende conto che non sono perfetti, che possono commettere atti atroci, come l’omicidio. E’ il caso del famoso atleta paralimpico, Oscar Pistorius, autore dell’omicidio della sua fidanzata, Reeva Steenkamp.

La storia di Oscar Pistorius

Soprannominato “Blade Runner” per la presenza di lame al posto dei suoi arti inferiori, Pistorius fu il primo atleta disabile a competere in una gara olimpica. Avvenne a Londra, nel 2012, fu d’esempio per tutti. Ma, nel 2017 fu condannato a 13 anni e 5 mesi di prigione per aver inflitto, il 14 febbraio del 2013, più colpi di pistola a Reeva.

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La difesa e le condizioni di libertà vigilata per Oscar Pistorius

In sua difesa, Oscar Pistorius continuerebbe a sostenere che pensava si trattasse di un ladro e non della sua fidanzata. Il 5 gennaio l’ex atleta è uscito dalla prigione di Atteridgeville, in Sud Africa. Fino al 2029 si troverà in stato di libertà vigilata, sarà costretto a sottostare a delle condizioni generali: seguire programmi di riabilitazione, non consumare alcolici o sostanze stupefacenti, trovarsi sempre a casa in determinati orari e non poter rilasciare interviste ai media.

Il Ministero della Giustizia del Sudafrica ha constatato: “L’elevato profilo pubblico legato a Oscar Pistorius non lo rende diverso dagli altri detenuti né giustifica un trattamento incoerente con la legge”

La famiglia della vittima

I dati inerenti agli spostamenti del rilascio non sono stati forniti per tutelare il detenuto.  Ma sappiamo che è ospite nella villa dello zio, Arnold Pistorius, in un quartiere ricco di Pretoria, Waterkloof. June Steenkamp, madre di Reeva, è rimasta vedova del marito, morto dal dolore per la perdita della figlia. Nonostante ciò, June ha perdonato Oscar Pistorius. Ha sostenuto che bisogna andare avanti e che l’importante è che sconti una giusta pena. Ciò che realmente vuole la madre di Reeva, è vivere gli ultimi anni in serenità e, soprattutto, far continuare la memoria della figlia con la Fondazione Reeva Rebecca Steenkamp: “Noi rimasti indietro siamo quelli che stanno scontando una condanna a vita”. 

 

 

 

 

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