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giovedì, Maggio 2, 2024
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Parla l’avvocato della famiglia Polese: “Salviamo la Sonrisa, vanno tutelati i posti di lavoro”

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Un appello per salvare il ristorante “La Sonrisa” di Sant’Antonio Abate dopo la confisca arrivata due giorni fa. A parlare, attraverso un’intervista rilasciata a Fanpage, il professore e avvocato Vincenzo Maiello, che insieme all’avvocato Vittorio Manes difende legalmente la struttura appartenuta storicamente alla famiglia Polese e divenuta nota grazie alla trasmissione, in onda su Real Time, “Il Boss delle Cerimonie” prima e “Il Castello delle Cerimonie” poi.

L’avvocato della famiglia Polese: “Lotteremo per salvare la Sonrisa”

Queste le parole dell’avvocato Maiello: “Per salvare il ristorante La Sonrisa continueremo a lottare per una sentenza che sancisca l’illegittimità di questa confisca urbanistica. Ci rivolgeremo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dove riteniamo di poter ottenere il riconoscimento dell’illegittimità di questo provvedimento”.

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Che poi prosegue: “Siamo dell’avviso che la confisca disposta contrasti con una molteplicità di parametri convenzionali, contrasti con il principio di legalità, con il requisito della prevedibilità, con la tutela forte che la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo appresta al diritto di proprietà. Per queste ragioni, siamo molti amareggiati e dispiaciuti dell’esito interno del procedimento giudiziario. Pensavamo che la Corte di Cassazione, anche in coerenza con i propri tracciati interpretativi, riconoscesse la fondatezza dei nostri motivi di ricorso. Purtroppo questo non è accaduto, ma per fortuna esistono oggi rimedi che possono portare anche all’annullamento dell’esito definitivo del procedimento giudiziario svoltosi in ambito nazionale”.

Quale sarà il destino della struttura?

Sul destino della struttura: “La confisca urbanistica decreta il passaggio della proprietà del bene confiscato in favore del Comune. Non è una confisca di prevenzione, antimafia o penale che determina il passaggio della proprietà del bene dal singolo allo Stato. Il Comune può rivenderlo, affittarlo, adibirlo a uso pubblico, ma anche decidere la prosecuzione dell’attività in regime di comodato o di locazione. Confidiamo che, nelle more dell’espletamento degli altri rimedi giurisdizionali, il Comune non voglia far cessare la prosecuzione di questa attività di impresa che per il territorio costituisce un polmone per i livelli occupazionali e l’indotto economico. Ci auguriamo che si possano continuare a svolgere attività all’interno del complesso”.

Sull’eventuale sgombero: “Su questo deciderà il Comune”.

 

 

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