giovedì, Agosto 14, 2025
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Pentimento bluff di Schiavone: lo stop della Procura dopo le mancate rivelazioni sui rapporti tra camorra, politici e imprenditori

Gli intrecci tra imprenditoria, camorra e politica. Erano queste le rivelazioni che il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri si aspettava da Francesco Schiavone Sandokan. Rivelazioni che non sono arrivate, portando la Procura di Napoli a decidere di interrompere il percorso di collaborazione avviato pochi mesi fa dall’ex capoclan dei Casalesi Francesco ‘Sandokan’ Schiavone.
Gli inquirenti hanno deciso di revocare il programma di protezione cui era stato sottoposto, ritenendo che le dichiarazioni finora rilasciate da Schiavone non fossero utili.
I pm anticamorra coordinati dal Procuratore Nicola Gratteri hanno poi chiesto il via libera dal Ministero della Giustizia, che ha disposto per Sandokan il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis.

Sandokan aveva deciso di pentirsi e la procura di Napoli sperava che rivelasse notizie fondamentali per scoprire una serie di altarini rimasti per anni coperti da un velo omertoso. In paricolar modo quali sono i legami tra la camorra, ed il particolare modo il clan dei Casalesi, con pezzi del mondo dell’imprenditoria e della politica. Ma non solo. A livello criminale il mistero più fitto è quello inerente alla scomparsa di Antonio Bardellino. Anche su questo caso irrisolto, Schiavone non ha fornito dettagli ritenuti rilevanti.

Oltre tre mesi da aspirante collaboratore di giustizia e le sue dichiarazioni erano state ancora depositate in nessuno dei processi a carico della camorra casertana. Un caso più unico che raro, quello che vede protagonista il quasi ex boss Francesco Schiavone, alias «Sandokan», storico «padrino» del clan dei Casalesi, il cui percorso di «redenzione» potrebbe essere già arrivato al capolinea.

La mossa di Francesco Schiavone aveva suscitato clamore e, soprattutto, fortissime aspettative negli ambienti investigativi e tra la cittadinanza. Dopo ventisei anni di ininterrotta detenzione, lo storico capo del clan dei Casalesi aveva deciso di abbattere il muro del silenzio e chiedere un primo colloquio con i pubblici ministeri al fine di intraprendere il percorso di collaborazione di giustizia. Almeno sulla carta, Schiavone avrebbe dovuto fare luce, oltre che su alcuni fatti di sangue ancora irrisolti, sugli affari a sei zeri della potente cosca con base a Casal di Principe e ramificazioni in tutta la Campania.

Nonostante la ventina di interrogatori ai quali in questi tre mesi è stato già sottoposto, i verbali relativi ai colloqui con i pm non sono stati depositati né a Santa Maria Capua Vetere, dove è in corso il processo chiamato a fare luce su alcuni appalti ferroviari sospetti, né a Napoli, dove si sta celebrando il processo gemello.

 

Redazione Internapoli
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