Cinque anni di reclusione e confisca del profitto di reato di 50mila euro. Questa è stata la decisione della VI sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, nei confronti di Nicola Costanzo. Il 53enne di Santa Maria Capua Vetere, maresciallo della guardia di finanza in servizio a Gorgonzola, è responsabile di corruzione e favoreggiamento personale.
Il finanziere è stato coinvolto nell’inchiesta dei colleghi di Milano su un giro di false fatture nel commercio dello champagne che ha visto tra i protagonisti dell’indagine l’imprenditore Giuseppe Bellini e i suoi familiari. Una maxi frode Iva che nel 2015-2021 ha generato un fatturato illecito di oltre 850mila euro. Il maresciallo della finanza nell’esercizio delle sue funzioni, mentre indagava sull’imprenditore, ha ricevuto la somma di 50mila euro divisa in tre tranche: due da 15mila euro e l’ultima da 20mila euro. Il sottoufficiale infedele nello specifico omise di rivelare ai colleghi elementi di prova ricavati dall’analisi dei cellulari e dai supporti informatici degli indagati in modo da ridimensionare le accuse a loro carico nell’informativa finale redatta e consegnata alla Procura milanese.
In primo grado il gup di Brescia ha condannato Nicola Costanzo a 5 anni di reclusione per corruzione e favoreggiamento oltre alla confisca di 474mila euro. La Corte di Appello di Brescia in riforma della sentenza di primo grado ha revocato la cosiddetta confisca allargata. Rideterminando solo la confisca per profitto di 50mila euro e confermando la condanna per i reati ascritti all’appartenente alle fiamme gialle. Avverso tale pronuncia di secondo grado ha proposto ricorso Nicola Costanzo per mezzo del suo legale lamentando vizi di legge e di motivazione.
Per la Corte il ricorso è infondato poiché “c’era la piena consapevolezza dell’accordo corruttivo. Dove emergono le rassicurazioni del finanziere all’imprenditore riguardo la sua azione nell’eliminare le prove a suo carico ed escludere il coinvolgimento della figlia. Tale pressione psicologica è stata poi utilizzata su Bellini per ottenere le prime due trance della somma corruttiva ancor prima che l’informativa finale venisse redatta“.