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Processo ai Moccia, annullati anche i divieti di dimora

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Continua a a regalare sorprese il processo contro i vertici del clan Moccia. Dopo la raffica di scarcerazioni arrivate l’estate scorsa per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare e la successiva decisione del tribunale di accelerare l’iter con tre udienze a settimana, giovedì scorso un nuovo colpo di scena ha rischiato di prendere corpo. I giudici della settima sezione, collegio a, accogliendo l’istanza con cui il collegio difensivo aveva eccepito la nullità delle residue misure cautelari, hanno deciso di annullare queste ultime per un difetto di iniziativa del pubblico ministero. La Procura è però subito corsa ai ripari con una richiesta subordinata e così il divieto di dimora in Campania e nel Lazio, con obbligo di presentazione alla pg, è stato subito ripristinato per Angelo Moccia, Antonio Moccia, Gennaro Moccia (di Angelo), Luigi Moccia, Pasquale Credendino, Francesco Favella, Gennaro Rubiconti, Filippo Iazzetta, Francesco Di Sarno, Angelo Piscopo, Benito Zanfardino e Giovanni Esposito. Il rischio concreto era che i dodici imputati tornassero completamente a piede libero.

La protesta degli avvocati

In settimana non saranno celebrate nuove udienze per via dell’astensione proclamata dalla camera penale di Napoli per protestare contro l’accelerazione impressa al processo, per i legali infatti tale stato di cose minerebbe il diritto di difesa. Del collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Saverio Senese, Gennaro Lepre, Claudio Davino, Antonietta Genovino, Dario Carmine Procentese, Annalisa Senese, Nicola Quatrano e Salvatore Pettirossi. Martedì scorso a tenere banco era stato invece l’intervento in aula del procuratore capo Nicola Gratteri, che ha indossato la toga per assistere in prima persona all’udienza

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