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sabato, Maggio 4, 2024
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Protesta a Napoli degli ex percettori del reddito di cittadinanza: “Si approvi la Misura Integrativa Regionale”

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Presidio questa mattina all’esterno della sede del Consiglio Regionale della Campania all’isolato F13 del Centro Direzionale da parte del Movimento di Rappresentanza
Sociale, che raggruppa gli ex percettori del reddito di cittadinanza, e del Comitato di scopo per sostenere l’iniziativa di istituzione della Misura Integrativa Regionale di sostegno al reddito (M.I.R.). Il modello di riferimento è quello della Puglia, che ha introdotto una misura simile sul territorio regionale nel 2016.

Gli attivisti chiedono un intervento deciso sia del presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca che quello dell’intera assise regionale dove si segnalano due proposte: quelle da parte del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle e della consigliera regionale indipendente (ex M5S) Marì Muscarà.

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Le proposte e le rivendicazioni

Marì Muscarà, anche lei al presidio di questa mattina, chiarisce la sua proposta.  «Chiediamo una cifra bassa di sostegno pari a 500 euro alla Regione Campania come sostegno ai cittadini ex percettori, per preservare la loro dignità e portare almeno il pane a casa in molti hanno il frigorifero vuoto. Nessuno si arricchisce con questa cifra, il Consiglio non può più fare finta di nulla». La stessa Muscarà non risparmia però una stoccata ai suoi colleghi (o almeno verso parte di essi). «Nel prossimo consiglio regionale hanno messo in calendario una delle due proposte, quella che già è scaduta, ma solamente al sedicesimo punto all’ordine del giorno. Scommetto un caffè con voi che non si arriverà alla discussione e faranno cadere il numero legale prima ancora di arrivare alla discussione».

Gennaro Saiello, esponente 5 Stelle in consiglio regionale, ricorda cosa prevede l’impianto di sostegno economico regionale partorito dai pentastellati. «Prevede un ammontare minimo di aiuto su base personale di 400 euro (No per nucleo familiare) e un protocollo d’intesa tra la Regione Campania e il mondo dell’ impresa. Sulla base di questo – spiega ancora Saiello – i percettori sono indirizzati verso un percorso di lavoro in azienda. In quel caso la quota di aiuto regionale diventa quota parte del contratto lavoro e l’impresa ospitante ci paga la restante per arrivare a 800/1000 euro per almeno 12 mesi».

Rino Malinconico del Comitato di scopo a sostegno dell’iniziativa di istituzione della Misura Integrativa Regionale che ha raccolto firme in vari comuni per sostenere la misura, fa un nuovo appello ai vertici istituzionali regionali. «La presidenza della Regione Campania e il consiglio regionale devono capire che non si può continuare così. Ci sono state due proposte di legge, uno presentata dai 5 Stelle e una dalla consigliera Muscarà e accompagnata da una raccolta firme. Dopo 5 mesi – attacca Malinconico – non è stato messo in discussione al consiglio regionale della questione».

Malinconico fa poi una considerazione che esprime tutto il rammarico per lo smantellamento del Rdc sostituito con l’assegno di inclusione, misura di sostegno per le persone a basso reddito introdotto dal governo di Giorgia Meloni. «Il reddito di cittadinanza permetteva di tenere alti i salari nel mercato del lavoro. Ora invece la forza contrattuale di ogni persona è più bassa e chi offre lavoro lo fa con salari stracciati. Nel frattempo, la povertà aumenta».

Le testimonianze

Restano tante le storie difficili con protagonisti chi avrebbe diritto a un sostegno economico e a un impiego. Laura, napoletana di 43 anni single, racconta: «Io non ho nulla, non ho lavoro e il frigorifero è vuoto. I corsi di formazione a cui ho partecipato mi hanno rilasciato un attestato dopo 2 mesi senza però essere stata pagata. Così non posso di certo risolvere i miei problemi». Laura rivela di «aver fatto la domanda per l’assegno di inclusione ma mi è stata respinta perchè non avevo alcun requisito. Ma anche se me l’avessero accettata, sarebbe stato comunque insufficiente perché con 350 euro al mese non ci fai nulla. Personalmente pago 230 euro al mese solo di affitto. Di certo non posso mangiare con 100 euro al mese, con le bollette che arrivano e le altre spese da sostenere». 

Per Laura «fare altri corsi di formazione gratuiti è inutile, utilizzo il tempo per lavorare». Anche su quest’aspetto però, non mancano le difficoltà. «Ho accudito anziani e fatto pulizie, ma il pagamento è minimo., sono giovane è vero ma non posso schiavizzarmi una vita intera per racimolare pochissimo a lavoro. Non ho più 15 o 20 anni e tra l’altro i miei dolori alla schiena non mi consentono di passare buona parte della giornata a fare sforzi».

Giulia, 58 anni di Agropoli mamma e nonna, ex percettrice è rammaricata. «Cosa devo dire, che sfortunatamente non sono disabile? Siamo arrivati a questo: il disabile può essere aiutato». Anche in lei le forche caudine del lavoro precario ha lasciato il segno. «Ho sempre lavorato e in un alcune esperienze in aziende anche se risultavo retribuita con i contributi venivo pagata in nero». Giulia dice addirittura di aver «firmato buste paga fasulle pur di lavorare. A causa dell’emergenza Covid anche chi risultava essere con contratto, poteva essere licenziato cosa a me successa. Ho inoltrato una denuncia alla Guardia di Finanza per avere giustizia. Il popolino non ruba i soldi allo Stato, lo Stato deve fare più controlli a chi dà lavoro. Non avrò diritto a una pensione e una malattia».

Gli altri interventi

Antonio è uno di quelli presenti a tutte le iniziative napoletane in difesa del reddito di cittadinanza. All’esterno del consiglio regionale si rivolge alla premier Meloni. «La presidente del consiglio dovrebbe occuparsi di creare posti di lavoro e non di dare sussidi, che non vogliamo a vita. Da una scheda (reddito di cittadinanza ndr.) si è passata a un’altra (reddito di inclusione ndr.) a cosa serve così?». 

«De Luca si passi una mano sul cuore, ragionando non più con la testa. Vista che non c’è la possibilità di lavorare, si può avere come in Puglia un reddito regionale?» è la domanda che pone Paolo, altro ex percettore del reddito di cittadinanza e già impegnato in progetti di pubblica utilità a Napoli.

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatino
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale e di cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per il quotidiano Roma, il più antico giornale napoletano, di InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore.
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