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martedì, Aprile 23, 2024
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Riforma carceri, c’è l’ok: novità per i detenuti ma niente indulto e amnistia

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Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma dell’ordinamento penitenziario che allargherà la possibilità di accedere alla misure alternative al carcere per i detenuti.

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha spiegato che il testo ora dovrà tornare alle commissioni parlamentari per l’ultimo vaglio, visto che sono state apportate alcune modifiche, ma non sostanziali. “Questo non è un provvedimento salva-ladri, uno svuota-carceri” assicura Orlando. “E da domani non ci sarà nessun ladro in più in giro”.

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Il testo prevede l’estensione delle misure alternative, una maggiore tutela del diritto all’assistenza sanitaria dei detenuti, con l’equiparazione tra infermità fisica e psichica. È prevista anche un’apertura alla messaggistica e all’utilizzo di internet per i colloqui tra detenuti e familiari.

“Non ci sarà nessun automatismo” assicurano dal ministero, che esclude con forza l’ipotesi che il provvedimento possa garantire l’accesso ai benefici per i detenuti in regime di 41bis e per i boss mafiosi reclusi.

Ma anche per gli altri detenuti sarà comunque sempre un giudice a valutare la possibilità di concedere misure alternative al carcere, e questo sarà possibile solo per  detenuti con un residuo di pena inferiore ai quattro anni.

Pareri contrastanti sulla riforma sono arrivati da magistrati. E dubbi esprimono i sindacati degli agenti, come la Uilpa, che teme si alterino gli equilibri del mondo carcerario e chiede al governo un rinvio in attesa di un intervento più complessivo, anche a tutela della polizia penitenziaria.

La riforma dell’ordinamento penitenziario prevede che i detenuti che devono scontare pene inferiori a 6 anni e siano affetti da gravi patologie psichiatriche possono chiedere al magistrato di sorveglianza l’affidamento terapeutico presso i Dipartimenti di Salute Mentale dell’Asl. Per i detenuti, invece, per i quali non è possibile la misura esterna, sono previste all’interno degli istituti di penitenza delle sezioni speciali. Questo costituirebbe un importantissimo passo in avanti per il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti all’interno delle carceri. I dati, infatti, sono allarmanti: si stima che il 50% dei detenuti soffre di patologie mentali più o meno gravi. Il problema, fa notare il coordinatore dell’Osservatorio Antigone Michele Miravalle, è l’ingente investimento economico che questo progetto comporta.

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