Lancia un appello Vincenzo Belardinelli, il padre del 39enne tifosO travolto e ucciso da un veicolo durante gli scontri precedenti alla partita Inter-Napoli in via Novara il giorno di Santo Stefano. «Chi era alla guida si costituisca. Non aspetti che la Polizia lo trovi, perché tanto – ha aggiunto – lo troveranno, sono sicuro. Voci dicono che l’auto sia uscita fuori strada, altri dicono che sia stato investito di proposito – ha detto – noi non le ascoltiamo, ma vogliamo sapere cosa sia successo».
Poi Belardinelli ha aggiunto: «abbiamo estrema fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine, sappiamo che troveranno il responsabile». Da tempo padre e figlio non si vedevano più «per anni abbiamo avuto difficoltà a frequentarci, il divorzio da mia moglie non ha aiutato – ha raccontato l’uomo – ma conoscevo bene mio figlio, era altruista, vivace non violento come ho letto lo avrei definito, parola che non ho mai usato e che leggere mi ha fatto male».
Rimangono in carcere i tre tifosi interisti arrestati per rissa aggravata e altri reati per gli scontri del 26 dicembre prima dell’incontro Inter-Napoli. Lo ha deciso il gip di Milano Guido Salvini che ha convalidato il loro arresto. Gli incidenti del 26 dicembre tra interisti e napoletani sono stati «un’azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza» dallo stadio e un «agguato» ai napoletani «che erano giunti a Milano e stavano transitando in una via ancora lontana dalla sede dell’incontro sportivo». Lo scrive il gip Guido Salvini nel provvedimento, visionato con cui ordina il carcere per tre interisti. Agli scontri «hanno inoltre partecipato» diversi ultrà «provenienti da Varese e da Nizza, tra i 10 e i 15, dove c’è una squadra gemellata». E ancora: Lo scontro organizzato prima di Inter-Napoli sono «espressione tra le più brutali di una ‘sottocultura sportiva di banda’ che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche».