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giovedì, Aprile 25, 2024
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Scontri Roma-Napoli, tutti assolti “perché il fatto non sussiste”: 10 anni di bugie

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Dieci anni di bugie, ricostruzioni gonfiate e angherie pilotate ad arte. Sono dieci anni che chi vive lo stadio San Paolo lo ripete con convinzione. Da ieri pomeriggio, lo dice anche il Tribunale che era chiamato ad esprimersi sui fatti del 31 agosto 2008. Più di 5000 tifosi arrivarono del Napoli alla stazione Termini di Roma, in occasione di Roma-Napoli di serie A. L’epilogo fu disastroso. Un treno devastato, il personale Trenitalia minacciato, furti e oscenità di vario genere. Scontri e un vasto repertorio censurabile caratterizzarono quel caldissimo giorno d’agosto. E, invece, no. Niente di tutto ciò. Hanno provato a spiegarlo – anno dopo anno – quelli che erano lì presenti, in quell’inferno di mala gestione creato ad arte come la più ovvia delle trappole. Lo dice anche la legge: tutti assolti, perché “il fatto non sussiste“. Baggianate, quindi. Dieci anni di baggianate, sulle quali media e politica e istituzioni hanno costruito – assieme – un pretesto. Per cosa? Per giustificare ciò che , poi, è stato: 10 anni di repressione.

roma-napoli
Un altro frame di un video girato alla stazione Termini, prima di Roma-Napoli – Youtube

Roma-Napoli, l’inizio della fine, fatto di bugie create ad arte

Eppure, c’era la sensazione largamente diffusa che, dopo la morte dell’ispettore Raciti negli scontri all’esterno del Massimino di Catania, di lì a poco sarebbe esplosa la bomba repressiva. C’era bisogno di una scintilla che accendesse la miccia. 5000 napoletani che sfilano rumorosamente alla stazione Termini furono una manna dal cielo. Si gonfiarono fake news pompate ad arte nel pentolone dell’opinione pubblica. Dopo Roma-Napoli, si vietarono, senza processo e senza appello, le trasferte ai partenopei per un anno intero. Si chiusero entrambe le curve del San Paolo per tre turni, senza possibilità d’appello. Poco importò che la maggior parte di chi alle curve fosse abbonato, a Roma nemmeno ci andò. La verità, però, è sempre stata lì, a portata di mano (qui). Solo che si preferì ignorarla, per introdurre strumenti repressivi come la Tessera del Tifoso (a vantaggio del figlio di Roberto Maroni, l’uomo del circuito Tdt-PostePay). Ci sono voluti 10 anni. Non è mai troppo tardi per abbracciare la verità.

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