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lunedì, Giugno 17, 2024
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Seconda faida di Scampia, 29 pentiti hanno raccontato omicidi e tradimenti

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Una sfilza di collaboratori di 7 clan diversi per ricostruire la seconda faida di Scampia che in poco meno di un anno fece 8 morti ammazzati. Anche grazie alle loro dichiarazioni i magistrati antimafia sono riusciti a risalire agli autori dei delitti che hanno insaguinato le strade di Scampia e Secondigliano.

Si tratta di  Accurso Antonio, Guarino Rosario e Pacciarelli Mario (clan Vinella Grassi); Capasso Carlo,  Lombardi Vincenzo e Puzella Gennaro (clan Di Lauro);  Altri collaboratori del clan Di Lauro, Abbinante Marino Prestieri e Sacco Bocchetti tra cui Antonio Capasso, Salvatore Tamburrino, Pasquale Riccio, Giuseppe Ambra, Carmine Annunziata, Gaetano Annunziata, Giovanni Piana, Carmine Cerrato, Antonio Caiazza, Paolo Caiazza, Biagio Esposito, Giovanni Illiano, Gianluca Giugliano, Luigi Secondo, Antonio Leonardi, Felice Leonardi, Giovanni Leonardi, Armando De Rosa, Maurizio Prestieri, Antonio Prestieri, Antonio Pica, Tommaso Prestieri, Antonio Zaccardo. 

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I magistrati hanno apprezzato la validità e coerenza delle dichiarazioni di Accurso Antonio,
Guarino Rosario e Pacciarelli Mario, alla luce delle dichiarazioni di collaboratori che
provengono dalle fila del clan Di Lauro, quindi del clan contrapposto a quello in cui il
gruppo della Vinella Grassi è entrato a far parte a seguito della “girata”. Si tratta di
dichiarazioni speculari, che raccontano i medesimi fatti da un altro punto di vista. La
ricostruzione di Capasso Carlo è la descrizione degli stessi eventi — in primis l’omicidio di
Pica Giuseppe — visto dall’angolo visuale del sodalizio che si è sentito “tradito” e che ha
subito, nell’immediato, la perdita di Pica Giuseppe e di Cardillo Francesco.

Pica Giuseppe era, a detta di tutti i collaboratori, un elemento di spicco nella
gestione delle piazze di spaccio, e la sua eliminazione ha rappresentato anche un segnale
chiaro ai Di Lauro, con cui il clan Amato Pagano voleva riaffermare la propria egemonia.
Dalla narrazione del Capasso emerge con chiarezza il contesto e l’origine della “girata”.
Anche le dichiarazioni del Capasso sono molto chiare e
credibili, salvo poi verificare l’esistenza di riscontri esterni alle sue chiamate in reità.

(per alcune ore è comparsa la foto di Ciro Castiello, soggetto detenuto ma che non è assolutamente collaboratore di giustizia nè pentito. Ci scusiamo con i lettori, il soggetto interessato e la famiglia per l’errore)

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