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venerdì, Maggio 3, 2024
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Stop al reddito di cittadinanza, le storie dei percettori a Napoli: “Senza aiuti siamo in difficoltà”

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La preoccupazione per un avvenire che si profila quantomeno incerto; l’amarezza per lo stop al sostegno economico che per molti ha significato rafforzare la propria dignità (peraltro mai persa del tutto vista che la forza di lottare per andare avanti non è mai mancata). I percettori del reddito di cittadinanza a cui sono giunti in tempi, modi e motivazioni differenti le comunicazioni di interruzione dell’erogazione al sussidio, che in teoria servirebbe come forma di sostentamento in attesa di trovare un impiego, non ci stanno alla decisione dall‘esecutivo Meloni di bloccare la misura voluto nel 2018 dal Governo Conte I. A questi ex destinatari del Rdc si aggiungono, poi chi il sussidio nel prossimo futuro lo perderà subendo la stessa sorte degli altri.

La storia di Gennaro

Le storie intercettate da InterNapoli, pur con gli opportuni distinguo, hanno molti punti di contatto. Uno su tutti: capire dove sbattere la testa per vedersi la vita sorridere.

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Gennaro Marano, 52 anni, di Piscinola, ha ricevuto l’sms di stop al reddito dell’Inps giovedì 27 luglio. «Quando ho letto il messaggio – afferma – non ci potevo credere. Come si può togliere il reddito di cittadinanza a uno come me che convive con il diabete? A causa di questa patologia, non riesco a lavorare come sanno pure al Centro dell’Impiego e all’Inps a cui ho dimostrato con documenti il mio stato di salute». Gennaro prosegue: «Io percepivo 700 euro al mese di reddito, fondamentali per fare la spesa. In casa siamo io, mia moglie e mia figlia e quel sussidio ci ha permesso di respirare. Non dimentichiamoci che le medicine per il diabete che prendo costano di media 40-45 euro». E chi dice che il reddito di cittadinanza è andato anche ai fannulloni? «Non è vero, la gente vuole andare a lavorare. Ma chi come me non può per colpa del diabete, cosa che peraltro mi genera ansia, come deve fare? Togliere il reddito è stata una scelta sbagliata».

Il racconto di Rita

In piazza a Piscinola incontriamo Rita Muriello, grazie alla quale facciamo la conoscenza di alcune persone coinvolte nella confusione di queste settimane susseguente allo stop al reddito. Lei non percepisce più il sussidio dallo scorso marzo a causa di una situazione ancora oggi troppo confusa. Ecco il suo racconto: «A marzo 2023 dovevo dichiarare l’assunzione di mio figlio in una fabbrica, con un contratto di 3 mesi. Ho presentato tutta la documentazione ritenuta necessaria al Caf, in modo tale da rimanere nel solco delle regole che mi autorizzavano a percepire il reddito di cittadinanza». Rita, convinta che tutto si fosse incanalato per il meglio, riceve una brutta sorpresa. «Secondo l’Inps la documentazione sarebbe stata presentata in ritardo e da aprile 2023 dal mio Spid risultava la sospensione al Rdc. Non me lo sarei mai aspettato. A maggio ho fatto ricorso ma mi è stato respinto nonostante nelle altre voci dello stesso Spid non venivano segnalate irregolarità. Successivamente ho scoperto che l’interruzione era dovuta alla presenza in famiglia di mia figlia piccola». La Muriello si dice «perplessa. Qual è la vera motivazione? Il ritardo nella presentazione delle pratiche o per la presenza nello stato di famiglia di mia figlia?».

Non è finita, Rita aggiunge un altro particolare della sua vicenda a dir poco ingarbugliata. «L’Inps di recente mi ha detto che per fare ricorso dovrò aspettare 6 mesi. In attesa che maturino i tempi, io come mangio? E tra 6 mesi il reddito ci sarà ancora? Da 4 mesi a questa parte ricevo soltanto un assegno unico di 350 euro al mese. Io mi sono sempre data da fare, ho fatto un corso di taglio e cucito, ho fatto pieghe, vestini ma la gente più di 5-10 euro non spende perché soldi non ci sono e i soldi servono per comprare latte e pane». 

Il dolore di Antonella

Rita Muriello ci introduce alla sorella Antonella Muriello, che abita con i figli e con la madre delle due sorelle in vico Operai sempre a Piscinola. Sul muro di fianco al cancello rosso d’ingresso campeggia una scritta con la pittura: “Citofoni rotti”. Antonella è vedova, ha perso suo marito operaio 8 mesi fa a causa di un tumore al polmone che non gli ha lasciato purtroppo scampo. «Io dovrei percepire sino a fine anno il reddito, 800 euro al mese, poi però con lo stop che si profila non saprò come andare avanti. Dovrei lavorare, ma il lavoro non c’è. Ho lavorato come collaboratrice domestica per 10-15 euro al giorno, ma non basta di certo. Qualche forma di sostegno mi deve essere garantita, vista la mia condizione di vedova e con due figli a carico (di 20 e 12 anni ndr.)». 

Antonella ha il volto stanco, più di quelli che i suoi 44 anni potrebbero presupporre. «Ho combattuto con mio marito per mesi, però in ospedale ci dissero che non c’era nulla fare. Mio figlio più piccolo è in cura in un centro di terapia a causa dell’ansia e il sussidio scolastico in suo favore è durato sino a giugno. Ogni visita presuppone un esborso economico e se mi levano pure il reddito per me è finita». Antonella poi dice: «Io non lo vorrei il reddito, vorrei che a mia figlia di 20 anni fosse garantito un posto di lavoro. Già so che io a lei un futuro non posso garantirlo. Io mi sento abbandonata dallo Stato, senza contare che nostra madre, mia e di Rita, ha una patologia respiratoria e rischia di andare in apnea se non utilizza la bombola di ossigeno e il polmone d’acciaio. Pure lei paga tutte le visite e non può certo mantenere anche me. Può darmi un piatto di maccheroni, ma ai miei figli devo provvedere io».

La Muriello lancia alla fine un appello al presidente del consiglio Giorgia Meloni. «Che trovasse una soluzione per le persone più in difficoltà e anche alle vedove come me».

La rabbia di Stefania

La full immersion sul Rdc si conclude sempre a Piscinola, a casa di Stefania Currò, che vive in poche decine di metri quadri, al massimo 40. «Io percepisco 500 euro di reddito al mese – le parole di Stefania – come si fa ad andare avanti? Devi contare ogni euro. Mio marito non può fare lavori pesanti perchè ha avuto dei problemi di salute. Io ho dei problemi al cuore e faccio piccoli lavoretti per 30 euro. Se mi togliessero il reddito, non potrei fare più nemmeno la pastina con il dado».

Anche Stefania si rivolge alla Meloni sulla questione del reddito di cittadinanza oramai percepito sempre da meno persone: «Così si leva la dignità non solo a noi ma soprattutto ai bambini. Noi almeno ci arrangiamo per mangiare ma il loro futuro quale sarà? Ci sono genitori che non possono dare nemmeno 10 euro per far andare a mare i propri figli o anche andare dal barbiere. Pure tutto ciò le scelte della Meloni sta togliendo. Pochi giorni fa una bambina di 12 anni voleva comprare delle merendine, ma non aveva sufficienti soldi perchè il costo era aumentato. Mio marito, vedendo che il commesso le aveva detto che quanto aveva non bastava, ha pagato lui. Siamo arrivati a questo punto».

Per Stefania, «invece di mandare i soldi in Ucraina per le bombe, dovrebbe provvedere al sostentamento dei figli. Per me la Meloni si sta comportando come Satana. (Di parole di cui  si assume lei la responsabilità noi prendiamo atto in nome della libertà di espressione senza nessun intento offensivo ndr.)».

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatino
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale e di cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per il quotidiano Roma, il più antico giornale napoletano, di InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore.
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