A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia), il caso ha registrato significativi sviluppi. Nonostante la condanna definitiva a 16 anni per l’ex fidanzato Alberto Stasi, nuove indagini hanno portato alla riapertura del fascicolo e all’individuazione di un nuovo indagato: Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
Nel marzo 2025, la Procura di Pavia ha notificato un avviso di garanzia a Sempio per omicidio in concorso. Il suo nome era già emerso in passato a causa del ritrovamento di un presunto DNA sotto le unghie della vittima, ma le accuse erano state archiviate. Recenti analisi hanno ritenuto quel DNA utilizzabile a fini giuridici, portando alla riapertura del caso dopo un ricorso in Cassazione da parte dei PM di Pavia.
Il 16 maggio 2025 si è tenuta a Pavia l’udienza per l’incidente probatorio. L’obiettivo è confrontare il DNA di Andrea Sempio con il materiale biologico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi e altri reperti raccolti nel 2007 ma non analizzati. La genetista Denise Albani è stata incaricata della perizia genetica, mentre Domenico Marchigiani si occuperà dell’analisi delle impronte digitali.
Trovato il martello scomparso
Il 14 maggio 2025, i carabinieri hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni di Andrea Sempio, dei suoi amici e dei genitori, sequestrando computer e telefoni. Durante le ricerche, è stato trovato un martello in un canale a Tromello, nei pressi della casa della nonna delle cugine di Chiara. Il martello è ora oggetto di analisi per verificare se possa essere l’arma del delitto. Arma che, come era stato messo nero su bianco negli atti giudiziari, non sarebbe il martello a coda di rondine sparito da casa Poggi ma semmai un martello da carpentiere. Cosa che riporta all’estate del 2007, quando il titolare di un cantiere situato nel cortile della Croce Garlaschese aveva segnalato la scomparsa – alcuni giorni prima del delitto – di una mazzetta da muratore.
Le gemelle Cappa e quell’sms: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi“
Le cugine di Chiara, Stefania e Paola Cappa, sono tornate al centro dell’attenzione mediatica. Un messaggio attribuito a Paola, inviato anni fa a un amico, recita: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Questo messaggio è ora al vaglio della Procura di Pavia.
In più sarebbero state riesumate anche le intercettazioni dell’epoca del delitto in cui Paola, al telefono con la nonna, si sfogava: troppo disagio per lei e la sorella avere ospiti i genitori di Chiara, che in quel momento non avevano più casa poiché era sotto sequestro. “Guarda, noi stiamo male per i cavoli nostri, dobbiamo stare male il doppio? Guarda nonna che se io e la Stefania (la sorella, ndr.) siamo ridotte così, è per questa storia qua”.
A far riparlare delle gemelle Cappa ci sono poi le immagini, riproposte in tv, dell’abbraccio tra Stefania e Alberto Stasi ripreso dalle telecamere nascoste nella caserma dei carabinieri del piccolo paese della Lomellina, dove i due ragazzi erano stati convocati quattro giorni dopo il brutale assassinio.
Atteso per oggi l’incarico ai periti
Alle 11, a Palazzo di Giustizia è previsto il conferimento degli incarichi ai consulenti della Procura per stabilire se il dna trovato sotto le unghie della vittima sia utile e comparabile. Sulla sua utilizzabilità infatti c’è stato un grande contrasto tra le parti. A conferire l’incarico, e conseguentemente a stabilire il quesito di ricerca, sarà la gip Daniela Garlaschelli.
Se l’esito sarà positivo, si procederà alla comparazione con l’unico indagato, al momento, del nuovo filone d’inchiesta, Andrea Sempio e su alcune altre tracce repertate e riconsiderate nelle nuove indagini affidate ai Carabinieri di Milano. I periti incaricati, entrambi della Polizia scientifica di Milano, sono il commissario capo Denise Albani e il sovrintendente tecnico dattiloscopista, Domenico Marchigiani.
Sarà il commissario Denise Albani, genetista, allieva di Emiliano Giardina (il consulente ricusato nella prima udienza per via di una sua intervista rilasciata alle Iene nel 2017) a dover rivalutare i risultati presentati nel processo d’appello bis dal genetista Franceso De Stefano, nel 2014.
Oltre che sul profilo genetico in esame, che permetterebbe solo di definire una linea genetica paterna, non una persona) si procederà su una serie di tracce, una sessantina, ripescate tra i reperti depositati in Tribunale a Pavia e al Ris di Parma.
Tra questi ci sarebbero anche tre impronte senza nome su due cartoni di pizza mangiata da Chiara e Alberto la sera prima del delitto.
Tutto questo mentre nei giorni scorsi nuove perquisizioni a carico di Sempio e altri, a Garlasco, Voghera e Tromello, in Lomellina, hanno riportato l’attenzione degli investigatori del Nucleo investigativo di Milano, su vecchi scenari.