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venerdì, Maggio 3, 2024
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Tensioni tra i clan di Ponticelli e San Giovanni:«Bossis sparò nel bar dove c’era il figlio del boss»

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La tensione tra Ponticelli e San Giovanni nelle parole dei collaboratori di giustizia. Quella che ha opposto i De Luca Bossa e i Minichini ai Mazzarella-D’Amico e che ha rischiato di far scoppiare una nuova guerra di camorra. Il particolare è contenuto nella maxi ordinanza di custodia cautelare che qualche giorno fa ha inferto, forse, il colpo finale al gruppo di Ponticelli. Formazione criminale che poteva contare anche dell’apporto di Alessio Bossis, il giovane poi ucciso a Volla in un agguato un anno fa (leggi qui l’articolo). Il profilo del giovane viene tirato in ballo più volte dai collaboratori di giustizia come artefice di alcune stese e sparatorie che potevano far degenerare la situazione. Fondamentali le dichiarazioni di Umberto D’Amico ‘o lion che ha riferito di una stesa contro un bar dove era presente il figlio del boss:«Una volta andarono a sparare al bar dove c’erano i figli di Roberto Mazzarella, Clemente Amodio e Gennaro D’Amico. Il bar è a San Giorgio a Cremano. Mio cugino Salvatore D’Amico, figlio di Gennaro, si trovava fuori al bar e ha visto Alessio Bossis sparare contro il bar. C’era anche un altro ragazzo che non ha riconosciuto. Poiché Alessio Bossis faceva parte del gruppo Minichini, Umberto Luogno è andato a sparare sulle “Case” al lotto 0 dei De Luca Bossa. Umberto Luongo è andato con Paolo De Mato, Savio Autiero, Giuseppe Sparano, Giovanni Musella. Andarono con le moto. Non conosco però i dettagli perché io non andai, ma mi fu raccontato da Umberto Luongo. L’azione è stata commessa dopo due giorni circa dalla sparatoria al bar Hollywood come risposta immediata. Ci furono altre azioni, ma poi Ciro Mazzarella chiamò Francesco Audino e mise pace tra noi, con il patto che i Minichini si sarebbero staccati dai Rinaldi. Audino accettò e ci incontrammo nel Connolo (rione Sant’Alfonso a Poggioreale)».

Le dichiarazioni di Tommaso Schisa su Bossis

Il temperamento di Bossis viene descritto da un altro collaboratore di giustizia, Tommaso Schisa, che ha rivelato che il giovane ha avuto in passato contrasti sia col suo gruppo che con i Veneruso:«Bossis, dopo il mio arresto del luglio 2018, è venuto a sparare a casa mia zia Antonella De Stefano nel rione De Gasperi per dei contrasti che avevamo avuto in quel momento, tanto mi è stato riferito da mio cognato Vincenzo Improta. Non voglio però che si pensi che io abbia motivi di inimicizia nei confronti di Bossis, sto solo dicendo la verità dei reati che ho commesso e che hanno commesso le persone che conosco». Sui contrasti con i gruppi del Vesuviano:««Bossis mi riferì che aveva risposto al suo agguato a Volla, andando a sparare in più occasioni a Volla. Non mi disse con chi, ma noi sappiamo bene tutti che Bossis si accompagnava con Raffaele Aprea e con il figlio di Alì del clan Casella che abita dietro Barra. Invece da Raffaele Aprea ho appreso in carcere che aveva sparato insieme ad Alessio Bossis in piazza Trieste e Trento. Mi aveva detto in realtà che dovevano sparare al cugino della fidanzata di Alessio, ragazza che è stata arrestata con loro».

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