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sabato, Maggio 4, 2024
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Torre del Greco, Francesco morto nel residence: il Pm chiede il processo per due indagati

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Il locale interrato dov’era la caldaia non era stato minimamente adeguato ai requisiti tecnici e di sicurezza e non garantiva una sufficiente aerazione. L’impianto non era stato collaudato. Di più, non solo non era stato spento, in attesa di risolvere le anomalie e i cattivi funzionamenti ma era stato pure aumentato. Il sistema andava continuamente in blocco e faceva registrare ripetute microesplosioni. La sua manutenzione, oltre che l’installazione era stata affidata a una persona del tutto priva della necessaria competenza e preparazione. Per questo ritenuta co-responsabile delle omissioni e violazioni, avendolo persino fatalmente manomesso scollegandone un tubo.

Tale manomissione aveva causato il distacco del condotto di evacuazione dei fumi e il monossido di carbonio. Ciò aveva portato alla saturazione di tutto l’ambiente invadendo anche le camere. Il tutto, fatto ancora più grave, in una struttura ricettiva che accoglieva decine e decine di ospiti.

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Sono pesantissime le accuse del PM di Milano per la tragica morte e il gravissimo ferimento causati da intossicazione acuta da monossido di carbonio rispettivamente di Francesco Mazzacane, di soli 24 anni, di Torre del Greco, e del compagno Pietro Caputo, oggi 21 anni, di Torre Annunziata. I fatti risalgono al 9 novembre 2022 mentre i due giovani erano alloggiati al Residence Linate di Novegro di Segrate nel Milanese.

Al termine delle indagini preliminari, il Sostituto Procuratore ha dunque chiesto il rinvio giudizio per i due soggetti iscritti nel registro degli indagati. Si tratta di Claudio Giuseppe Gasperin70 anni, di Segrate, in qualità di legale rappresentante della società Residenza Segrate Centro srl. L’uomo è il proprietaria della struttura ricettiva dove si è consumata la tragedia, nonché gestore della stessa. E Ion Grubi42 anni, di origine moldave ma residente a Pioltello. E’ lui l’idraulico a cui era stata affidata l’installazione e manutenzione della caldaia “fuori legge” che ha determinato il drammatico evento.

Dovranno entrambi rispondere del reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di aver causato lesioni personali gravi anche a un’altra persona. Caputo è sopravvissuto, ma solo dopo essere uscito miracolosamente da un coma post-anossico con completa perdita di coscienza. Con una prognosi ben superiore ai 40 giorni e conseguenze che si porterà dietro per tutta la vita. L’udienza preliminare è fissata il 26 settembre 2024, alle 11.10, presso il Palazzo di Giustizia di via Freguglia. Un processo dal quale i familiari di Mazzacane e Caputo, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., si aspettano verità e soprattutto condanne consone alle gravi e colpevoli condotte contestate.

Ai due indagati il magistrato inquirente imputa di aver causato la morte di Mazzacane e lesioni personali gravi a Caputo. Citando testualmente: “Con condotte indipendenti e causalmente rilevanti nella determinazione dell’evento”. “Per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché inosservanza delle norme tecniche”.

Oltre alle omissioni e violazioni già citate in fase di installazione e manutenzione e mancato spegnimento dell’impianto, a Grupi, poi, il Sostituto Procuratore imputa “di aver omesso di compilarne e aggiornarne il libretto”, di aver assunto l’incarico di manutenzione dell’impianto “senza possedere la necessaria competenza e preparazione tecnica, così non indagando adeguatamente sulle anomalie del sistema di accensione del bruciatore”; di aver omesso di verificare, “come ben avrebbe potuto attraverso l’analisi dei fumi prodotti, la regolarità del processo di combustione”.

In questo modo l’idraulico non avrebbe accertato che, in occasione di un precedente intervento di manutenzione, “aveva manomesso la candeletta di accensione. Nonché scollegato (e non più ricollegato) il tubo di controllo del regolatore di miscela. Fatti che originavano una miscela substechiometrica con conseguente combustione incompleta e ingente produzione di monossido di carbonio. Per l’effetto, il verificarsi di microesplosioni che, in più occasioni, provocavano il distacco di sezioni del condotto di evacuazione dei fumi che non veniva più correttamente riparato o riposizionato”.

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