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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Patto tra due clan per uccidere boss Tortora, scarcerato il ras Aloia

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Era indicato come uno degli autori materiali dell’omicidio di Pasquale Tortora, il boss di Acerra ucciso nel maggio del 2020. E invece il colpo di scena arriva dal tribunale del Riesame (VIII sezione) che ha scarcerato Andrea Aloia, finito in manette nel blitz di circa un mese fa (leggi qui l’articolo). Il ras è difeso dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Antonio Zobel. Aloia era finito in manette  perchè destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di altrettanti indagati gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso in omicidio, detenzione illegale di armi e ricettazione, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose

La formazione di due gruppi ad Acerra: Tortora era finito nel mirino

Uno formatosi ad Afragola e coagulatosi intorno a Cosimo Nicolì e l’altro guidato da Bruno Avventurato operante ad Acerra. I due sodalizi in accordo tra loro hanno ideato e organizzato l’omicidio di Pasquale Tortora detto ‘o stagnar. L’uomo era ritenuti elemento di spicco dell’omonimo clan attivo ad Acerra e Casalnuovo di Napoli. Nell’occasione del delitto il gruppo Avventurato aveva fornito il necessario supporto logistico ai sicari, mentre il Nicolì si era preoccupato di reperire i killer. Per tale assassinio il Nucleo Investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna ha già arrestato gli esecutori materiali del delitto in conseguenza dell’emissione di una misura cautelare richiesta dalla Dda partenopea ed emessa dal competente Giudice per le indagini preliminari

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Il duplice movente dell’omicidio

L’omicidio di Tortora aveva un duplice movente dell’omicidio: vendicare l’uccisione di Giuseppe Avventurato, fratello di Bruno e già capo dell’omonimo gruppo, di cui si riteneva responsabile lo stesso Tortora, e suggellare un patto tra i due gruppi camorristici finalizzato ad assicurarsi il controllo congiunto dei traffici illeciti nel territorio di Acerra. Ovvero, che Cosimo Nicolì nel rapportarsi con i propri sodali e alleati ha speso il nome della famiglia Senese originaria di Afragola, ora di stanza a Roma e già in storici rapporti con il clan Moccia. Tra i coinvolti nell’indagine vi era anche Pasquale Di Balsamo, ucciso il 29 aprile scorso in una sparatoria. I fatti ad Acerra hanno coinvolto lo stesso Di Balsamo e un 21enne, anch’egli deceduto in conseguenza del conflitto a fuoco. Le evidenze investigative hanno dimostrato che Pasquale Di Balsamo si era prodigato in prima persona per fornire “l’appoggio” ai killer di Pasquale Tortora.

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