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lunedì, Maggio 6, 2024
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Truffa delle ecoballe alla Tunisia, 16 arresti: coinvolti un funzionario Regione Campania e imprenditori

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Dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Napoli, Salerno, Potenza, Catanzaro, il personale della Direzione Investigativa Antimafia e del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, stanno dando esecuzione a provvedimenti cautelari personali e reali, nell’ambito di una indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, su un traffico internazionale di rifiuti speciali tra l’Italia e la Tunisia.
L’operazione vede attualmente impegnati circa 80 unità tra Carabinieri del Reparto speciale dell’Arma e personale della Direzione Investigativa Antimafia.

Rifiuti speciali trasferiti illegalmente dall’Italia alla Tunisia. Con un giro di affari vorticoso e il coinvolgimento di dirigenti pubblici e imprenditori spregiudicati. Il sistema è stato smantellato da una inchiesta della Procura di Potenza che ha portato a 16 misure cautelari e al sequestro di tre aziende. Le manette sono scattate ai polsi di un funzionario della Regione Campania – un dirigente dell’ente pubblico è invece indagato – e di diversi imprenditori. Il blitz, di agenti della Dia e carabinieri del settore tutela ambientale che ha portato anche a sequestri e perquisizioni, è scattato questa mattina nelle province di Salerno, Potenza, Napoli e Catanzaro.

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Lo scandalo

L’inchiesta ha preso il via nel 2020, dopo che la Regione Campania adottò un provvedimento con il quale affidava a un’azienda privata lo smaltimento in Africa di rifiuti speciali. La dogana tunisina, all’arrivo dei 213 container con circa seimila ecoballe, scoprì che la società di trasporto aveva dichiarato che si trattava di uno smaltimento di plastica e non di rifiuti speciali. Nelle settimane successive, al porto di Sousse, dove erano stati sequestrati i container, ci fu anche un incendio delle ecoballe. E dall’inchiesta che ne scaturì, furono arrestati 12 funzionari pubblici e un ex ministro tunisino. Poi il governo del Paese africano intimò alla Regione Campania di riportare in Italia quei rifiuti. E il carico rientrò al porto di Salerno nel febbraio del 2021. Poi le ecoballe furono stoccate a Persano.

Le indagini
Dalla Campania, oramai due anni fa, erano partiti 282 container, con all’interno 7.900 tonnellate di ecoballe, poi sbarcati al porto tunisino di Mousse. Doveva smaltire i rifiuti la società Soreplast a Moureddine, in base a un accordo con l’italiana Sra- Sviluppo Risorse Ambientali. Qui, per un incendio nell’impianto di stoccaggio, sono andate in fumo poco meno di duemila tonnellate. L’altra parte era rimasta sul molo in attesa del rimpatrio. Il tutto mentre dalle ecoballe cominciavano a fuoriuscire liquidi derivanti dalla macerazione ultradecennale della spazzatura. Il caso, nel frattempo, oltre che diplomatico era diventato argomento di scontro politico anche nel Parlamento italiano.

L’atto tra Regione e governo della Tunisia

Alla fine è stato individuato un nome politically correct per il documento che ha imposto alla Regione Campania di riprendersi i rifiuti e di pagarne il costo di rimpatrio: un accordo di cooperazione internazionale firmato con il governo tunisino e farcito da belle parole. Ma con una chiara imposizione nei confronti di Palazzo Santa Lucia: i rifiuti devono tornare in Campania subito.

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