Da Amalfi a Capri, spesso anche le bellezze della Campania mostrate sui social si rivelano una cartolina finta. Tra estetiche vintage, reels Instagram patinati ch nascondono Overtourism, truffe e disagi autentici, non è tutto oro quel che luccica, soprattutto sui telefonini.
L’estetica social ormai è in forte contrapposizione con una realtà autentica. I feed estivi riciclano gli stessi cliché di una vita lenta che non esiste, gli spaghetti in barca, i tramonti dorati e quei pomodorini come installazioni di ceramica. Un’immagine costruita per gli influencer, che nasconde in realtà il Sud reale, fatto di disagi quotidiani, multiplex turistico e servizi insufficienti. La lentezza ostentata è un simbolo di privilegio, non un’esperienza collettiva.
Spesso il prezzo vero delle vacanze luccicanti da glitter lo paga chi subisce l’overtourism. I residenti della Costiera Amalfitana, per esempio, caricano con difficoltà i disagi estivi. Le vie principali paralizzate, trasporti pubblici scarsi, bolle turistiche che impediscono lo scorrere della frenetica altro che lenta. Ad Amalfi, il rapporto residenti‑turisti è ormai quasi 1 a 1, ed i sindaci hanno lanciato l’allarme sul proliferare incontrollato di B&B ed affitti brevi, con richieste ufficiali alla Regione per limiti più stringenti sulle strutture ricettive.
Altro filtro? Le truffe. La faccia oscura della vacanza perfetta.
Truffe agli anziani. Una serie di malfattori, fingendosi tecnici, funzionari o familiari in difficoltà, ha bersagliato la popolazione anziana della Costiera con telefonate e visite a domicilio. Il famoso schema del “pacco fantasma” o del finto incidente ha portato almeno due vittime a consegnare oro e denaro (circa 15.000 € complessivi). Le forze dell’ordine hanno emesso allarmi pubblici e invitano a non aprire la porta agli sconosciuti né a effettuare pagamenti senza verifica.
Truffe ai turisti con taxi abusivi e prenotazioni fantasma. A Capri e Amalfi un turista croato, finto diplomatico, ha soggiornato in hotel di lusso, noleggiato barche, servendosi di documenti falsi e bonifici falsificati per circa 15.000 €, prima dell’arresto da parte dei Carabinieri. Inoltre, taxi abusivi privi di licenza e tariffe gonfiate sono stati sgominati e sanzionati sia ad Amalfi sia a Ravello per aver truffato persone ignare.
In questo scenario anche la prenotazione fantasma e l’annuncio truffa ha il suo rilievo. Online crescono annunci di strutture inesistenti: ville e B&B promossi con foto accattivanti, depositi richiesti, quindi l’ospite arriva e scopre che la prenotazione non esiste. È successo anche ad Amalfi a coppie che si sono presentate al check‑in scoprendo che le stanze erano occupate.
La truffa totale è quella culturale che vede una narrazione manipolata di autenticità. Gli utenti frequentano luoghi per assomigliare a un’immagine. Instagrammabili, stereotipati, ma spesso programmati da influencer marketing affollando posti trito e ritrito trascurandone alcuni perché non in linea con l’algoritmo e in parallelo, le truffe alle persone locali alimentano una diseguaglianza tra chi può permettersi un’immagine e chi rischia.
Soluzioni concrete di prevenzione sono alla base.
Allerta e prevenzione innanzitutto. I Carabinieri di Amalfi comunicano regolarmente schemi di truffa ai residenti, soprattutto fragili; sensibilizzazione di famigliari e vicini è essenziale per prevenire questi fenomeni.
Controlli sui licenziatari. Alloggi e taxi abusivi sono sanzionati e il territorio chiede misure di controllo straordinarie durante i picchi turistici.
Consapevolezza digitale soprattutto. I viaggiatori sono invitati a utilizzare solo siti affidabili, evitare pagamenti non tracciabili e verificare recensioni da più fonti.
Il sud merita storie vere, autentiche e della giusta appropriazione culturale. Iniziare a promuovere scenografie che raccontino questo e non il clichè ormai vintage della truffa. Il racconto da cartolina cancella la vita reale. Dietro la bellezza patinata si celano omissioni, usura dei servizi, marginalizzazione e truffe a turisti e abitanti. Serve una narrazione alternativa che sia rispettosa, inclusiva, che dia voce ai locali, chieda regole trasparenti e dialoghi tra istituzioni e cittadini. Solo allora il Sud potrà trasformarsi da set in comunità vivente.
La narrazione del Sud, intrisa di un campanilismo ostentato e ridotto a folklore, alimenta un estrattivismo sempre più tossico. Un Sud fotogenico è una favola che conviene a pochi e stanca molti, troppi.
Dietro ogni scatto filtrato, dietro ogni turista che si sente padrone — in nome del “ridere” e del culto della festa c’è una realtà che arranca: infrastrutture assenti, sfruttamento turistico, vite ai margini del grande set estivo.
È tempo di disattivare l’effetto amarcord e raccontare un Sud che non sia solo glamour, ma vivibile. Per tutti.