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venerdì, Aprile 19, 2024
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Ucciso per un ‘no’ al fratello del capoclan, il retroscena del delitto di Miano

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Il rischio era quello di una scissione. Come a Secondigliano considerando l’importanza degli elementi coinvolti. E’ questo il contesto in cui maturò l’omicidio dei sette secondi, ossia la decisione del clan Lo Russo di spezzare sul nascere ogni velleità di potere del gruppo di Salvatore Scognamiglio, il ras che aveva osato ribellarsi ad Antonio Lo Russo e soprattutto a suo zio Mario. Oggi per quell’omicidio è arrivata un’importante decisione della Cassazione: gli ermellini hanno infatti annullato la precedente ordinanza del tribunale del Riesame di Napoli, che aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Luciano Pompeo, accusato insieme a Vincenzo Bonavolta di essere il responsabile dell’assassinio del ras di via Valente a Miano.

Scognamiglio insieme ad altri avevano implicitamente dichiarato guerra al clan Lo Russo e adAntonio, figlio di Salvatore storico padrino di Miano. A raccontare il contesto nel quale maturò il suo omicidio e quello successivo di Stravato (ucciso su ordine di Carlo Lo Russo, zio di Antonio) è stato lo stesso Antonio Lo Russo che ha raccontato ai magistrati come a Miano, il dopo pentimento di Salvatore ‘o capiton, abbia provocato un terremoto negli ambienti della malavita. «Quanto all’omicidio di Scognamiglio Salvatore dico subito che ero latitante ed ho dato l’ordine di ucciderlo perché dopo il pentimento di mio padre per volontà di mio zio Mario Lo Russo, Scognamiglio Salvatore aveva preso in mano insieme a Palumbo Gennaro il comando del clan ed io mi sono anche incontrato con lui. In realtà già in due occasioni mi aveva dato dimostrazione di non comportarsi come io volevo e ne ho decretato la morte. Mi riferisco a quanto accaduto in occasione dell’omicidio di….., rispetto al quale io volevo che venisse data una risposta con un omicidio alla Masseria Cardane mentre così non accadde ed anche alla successiva situazione che si venne a creare per i contrasti tra Cesare Pagano e le varie famiglie. Io volevo che noi prendessimo le parti di Cesarino mentre Scognamiglio assunse una posizione neutrale . Tornai quindi a Napoli nel mese di luglio proprio per pianificare l’omicidio di Scognamiglio, feci rientro in Polonia ed i primi di agosto Scognamiglio è stato ucciso». Dichiarazioni poi confermate anche da Rosario Guarino che ha spiegato come Scognamiglio avesse cercato l’appoggio della Vanella Grassi perchè aveva capito di essere finito nel mirino dei killer.

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