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giovedì, Maggio 16, 2024
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Vittoria della Coppa Davis ed effetto Sinner, ora il tennis è davvero uno sport popolare

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Quarantasette anni di attesa, 47 lunghi anni di lotte fino all’ultima pallina, 6 finali perse, ma anche periodi di buio totale, comprese le retrocessioni in serie B e addirittura C. Domenica scorsa a Malaga, dopo quasi mezzo secolo, l’Italia del tennis è tornata  sul tetto del mondo vincendo la Coppa Davis. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quella fatidica e contestatissima edizione del 1976, quando Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, capitanati da Nicola Pietrangeli, batterono in casa il Cile, indossando per protesta maglie rosse contro la dittatura di Pinochet. 

Coppa Davis, tante delusioni fino all’impresa di Malaga

Durante questi anni il tennis è cambiato tanto, ed anche la formula della Coppa Davis è stata stravolta, anche a causa del fitto calendario che oggi spreme i tennisti fino all’ultima goccia di sudore. Ma, polemiche a parte, godiamocela tutta questa Coppa, figlia di anni di sacrifici ma anche di tanti errori che ha commesso la Federazione tennistica Italiana.

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Le delusioni sono state tante, le ultime spolmonate nel 1998 contro la Svezia con in campo Andrea Gaudenzi, Davide Sanguinetti, Diego Nargiso e Gianluca Pozzi a vestire la maglia azzurra (guidati dal capitano Paolo Bertolucci) sono ancora negli occhi di tutti. Un’impresa sfiorata quando ancora la competizione era al meglio delle 5 partite e la maglia azzurra pesava tanto, tantissimo.

A distanza di 25 anni da quell’ultima finale persa, gli Azzurri sono tornati sul tetto del mondo, battendo in finale l’Australia con un netto 2 a 0. Ma l’impresa vera è stata fatta venerdì, quando il più talentuoso e robotico tennista italiano degli ultimi anni, Jannik Sinner, ha annullato 3 match point nientedimeno che al numero 1 al mondo, Nole Djokovic, brekkandolo nel successivo game, e chiudendo la partita sul 7-5 al terzo set. Una vera impresa.

In una competizione snobbata da tanti big, per questioni organizzative ed economiche, a dare lustro alla vittoria degli azzurri è stata proprio la partecipazione del campione serbo. Dopo aver vinto Parigi Bercy e le Atp Finals, il cannibale Djokovic non ci ha pensato due volte a scendere in campo per onorare i colori della sua Nazione. Ma questa volta ha dovuto arrendersi ad un giocatore che prende sempre più le sue sembianze, nel gioco ma soprattutto per la grande tenuta mentale. Djokovic, da gran campione qual è, ha ammesso le sue responsabilità, dichiarando nelle interviste post partita che gran parte della sconfitta è sua. Dall’altra c’è stata, però, la fantastica prestazione di Sinner, oramai tra i top 5 al mondo, e di Sonego, sempre più bravo nel doppio, a portarci in finale a Malaga.

Il pericolo era solo di giocarsi l’Insalatiera nel temibile doppio, dove gli austrialiani potevano schierare la fortissima coppia formata da Matthew Ebden e Max Purcell. Anche per questo è stato fondamentale vincere la prima partita, anche con tanta sofferenza, da parte di Matteo Arnaldi contro Popyrin. Bene ha fatto capitan Volandri, questa volta, a preferirlo ad un Lorenzo Musetti sicuramente sotto tono.

Sinner grande trascinatore

La vittoria di Sinner contro De Minaur non era una formalità ma quasi. Il secco 6-4 6-0 inflitto all’australiano, suo rivale nella finale Next Gen del 2019, rende ancora più evidente i miglioramenti fatti dal tennista di Bolzano in questi anni. Nel 2023 Sinner ha alzato il livello e la qualità del suo gioco, lavorando col suo staff soprattutto sulla tenuta atletica e sul servizio, inserendo qualche variazione che fino a poco fa manco sognava di fare. Ma è a livello mentale che il 22enne ha la sua grande forza e che, si sperà, lo porterà a vincere, prima o poi, uno Slam (l’ultimo italiano a farlo è stato Adriano Panatta nel Roland Garros del 1976) e a diventare numero 1 al mondo.

Grazie anche a chi non c’era e movimento italiano tennistico in grande ascesa

Un plauso, anche più di uno, va fatto a Fabio Fognini (bene ha fatto il suo amico di doppio Bolelli a ricordarlo nel post vittoria di Malaga) che per anni ha tirato la carretta del tennis italiano, onorando la maglia della nazionale come pochi, e che quasi per uno scherzo del destino ha alzato un trofeo quasi contemporaneamente ai suoi ex amici di squadra, sempre in terra spagnola, nel challenge di Valencia, a poche centinaia di chilometri da Malaga. Nessuno, forse, più di lui meritava questo premio e la sua mancata convocazione resta l’unica macchia di capitan Volandri.

No comment, invece, per il pessimo servizio reso dalla Rai con Marco Fiocchetti, affiancato al commento tecnico da Paolo Canè. Lontani anni luce dalle meravigliose telecronache da Rino Tommasi e Gianni Clerici. 

La semifinale di Cecchinato al Roland Garros del 2018, la vittoria di Fognini a Montecarlo nel 2019, la finale di Berrettini a Wimbledon del 2021 e per ultima la vittoria della Davis, dimostrano che anche in Italia si possono finalmente ottenere grandi risultati, con effetto a cascata sulle tante giovani promesse che cominciano ad affacciarsi sul palcoscenico che conta.

Il futuro del tennis in Italia e l’importanza dello sport

Ultimo e non meno importante. La speranza è che l’effetto Sinner non sparisca presto, come invece avvenne 47 anni fa. Il Governo italiano, insieme alla Federazione tennistica Italiana, diano slancio a questo meraviglioso sport, metafora della vita, con investimenti ingenti per adeguare circoli e strutture. Lo sport, qualiasi esso sia, dal calcio al nuoto, dal basket al tennis, oltre a far bene al fisico, è una delle prime armi per togliere i ragazzi dalla strada, soprattutto nel Sud Italia. E la notizia che Napoli sarà capitale dello sport 2026 può essere davvero una grande opportunità per mettere a nuovo i tanti impianti fatiscenti presenti sul nostro territorio. Poi ci sono i fondi del Pnrr da investire, che non siano sprecati come accaduto in passato in opere inutili. Naturalmente anche i media devono fare la loro parte, magari dando più spazio ai cosìdetti sport minori (rispetto al calcio, ndr) non solo quando si giocano grandi manifestazioni. Del resto gli ascolti record della finale di Wimbledon tra Berrettini e Djokovic, quelli delle Atp Finals di Torino e gli ultimi della Davis dimostrano che gli italiani hanno fame di tennis.

Ora in Arabia sono in corso le Next Gen. Due giovani tennisti italiani, Luca Nardi e Flavio Cobolli, sono lì a giocarsi il trofeo. Lo stesso che vinse Sinner 4 anni fa. Altri talenti sono in giro per l’Italia. E’ oramai vecchia l’idea che il tennis sia uno sport seguito e praticato solo dalle classi più agiate. Oramai è diventato un fenomeno di massa. Già nel 2022 uno studio dimostrò che tra le parole più ricercate su Google, molto erano legate al mondo dello sport, ed in particolare al tennis. Ed è dunque un dovere per il movimento italiano darsi la forza economica, le strutture e l’organizzazione necessaria per cavalcare il boom e sfruttare l’onda lunga di quella popolarità e di quei successi che la nuova generazione di tennisti italiani ci sta regalando. Per tutto il resto c’è il padel. 

 

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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